Reggina, la magagna di cui non si era accorto nessuno: stai a vedere che si vendevano le partite...

castori500di Paolo Ficara - Oltre al danno, la beffa. Che uno dei centenari più brutti nella storia del calcio si sia vissuto a Reggio Calabria, era già noto. Una retrocessione dalla B alla Lega Pro, debolezza economica ormai venuta alla luce, gli ormai soliti avvicendamenti tecnici in panchina ed anche il boccone amaro di una celebrazione non avvenuta nel giorno del compleanno. Un annus horribilis, il 2014 della Reggina.

L'inchiesta della magistratura ordinaria in cui è coinvolta la gara Avellino-Reggina 3-0 del maggio 2014, rappresenta l'ulteriore pagina nera di quella stagione. Una ferita che forse, a posteriori, brucia ancora di più se pensiamo ai drammatici sviluppi societari degli ultimi mesi. L'ombra della corruzione. L'idea che uno o più calciatori con indosso la maglia amaranto, siano entrati in campo per perdere.

Non è per la singola partita in sé. La Reggina era già aritmeticamente retrocessa da settimane, nel momento in cui ad Avellino prendeva le "tre polpette" dell'intercettazione fra camorristi. Ma le accuse, al momento senza dei destinatari ben precisi, fanno sì che venga ripercorso con la mente quel campionato. Insinuando più di un dubbio.

In più di una occasione Franco Gagliardi, che assieme a Diego Zanin allenò la Reggina per tutto il girone di ritorno in quel torneo di Serie B, fece allusioni sullo scarso impegno di qualche calciatore. Sia sul momento, in alcune conferenze stampa a caldo. Sia a distanza di un po' di tempo. Un navigato uomo di calcio, preso magari per esaltato nel momento in cui lancia velatamente certe accuse. Più facile mettersi a parlare del modulo, del perché ha messo Tizio sulla fascia piuttosto che Caio centravanti. Sotto la guida del tandem di allenatori, gli amaranto stavano rialzando la testa dalla bassa classifica. Una sconfitta a Novara, in uno scontro diretto, fu una brutta botta per il morale. Dall'1-4 col Crotone in poi, uno scempio.

Prima dell'insediamento di Gagliardi-Zanin, già nelle 6 gare con Fabrizio Castori (nella foto) in panchina si era assistito a qualche preoccupante calo di concentrazione. A volte bastano tre o quattro giocatori per determinare l'andamento di una o più partite. Se si mettono d'accordo, possono pure giobbarsi un allenatore. Se questo è successo nella Reggina, durante la stagione del centenario, non ce ne siamo accorti sul momento. O meglio, lì per lì non è sembrato lampante. Bisognava essere troppo malpensanti.

La società, in quella stagione, si è macchiata di vari errori: scarsa sincerità circa la reale situazione economica; pessima scelta riguardo l'allenatore iniziale (Atzori, poi richiamato al posto di Castori in tempo per dare la mazzata finale alle ambizioni salvezza); ma anche, e tocca scriverlo col senno di poi, di poca lucidità in sede di calciomercato. Forse in seguito alla fumata nera in altre trattative, si è colpevolmente ripiegato su calciatori chiacchierati. E non è un mistero che su almeno un paio degli innumerevoli acquisti dell'estate 2013 (tredici, andando a memoria), mise bocca anche il tecnico.

Che effetto fa, oggi, leggere accuse di corruzione verso non meglio precisati calciatori della Reggina? È come se ci saltasse in aria la casa, apparentemente per una fuga di gas e quindi in maniera accidentale causa sbadataggine; poi, a distanza di un paio d'anni, gli inquirenti ci rivelassero che l'esplosione è stata provocata da un congiunto, o dal vicino cui affidavamo le chiavi in nostra assenza. Non si può tornare indietro, ormai la casa è in mille pezzi. Però ti rode. Ed a mente fredda, si può solo ragionare sugli esseri umani di cui ci siamo circondati in passato.

Di questa magagna, in tempo reale, forse non se n'era accorto nessuno. Tutti presi da un altro tipo di critiche. Una parte dell'opinione pubblica si era vergognosamente schierata a tutela di un unico soggetto: probabilmente bravo a sorridere, ad abbigliarsi, nel rispondere al telefono, nell'usare con classe la forchetta con la mano destra ed il coltello con la sinistra; ma purtroppo, limitato nel mestiere che svolge(va). Con lui in panchina, zero critiche. E guai a chi si permetteva. Un fenomeno la cui recrudescenza si ritrova oggi, con gli stessi toni ma con diversi soggetti, ruoli, finanche denominazioni sociali. E nel frattempo, chi va in campo si fa i suoi porci comodi. Non impariamo mai.

Facile ipotizzare che a breve avverrà il deferimento nei confronti della Reggina per responsabilità presunta, a prescindere dall'esito della prossima udienza fallimentare. I nomi di chi ha tradito la maglia con un illecito sportivo, ammesso che sia realmente andata così, al momento non ci sono. Forse se n'era accorto solo Franco Gagliardi. Ma si sa, in questa città le voci fuori dal coro sono scomode.