"A Reggio Calabria saranno contenti"

regginamessina2di Paolo Ficara - La finestrella è diventata un portone. Le parole di Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, rappresentano solo una mera ipotesi. Sia perchè la decisione finale non spetterebbe a lui, bensì al Consiglio Federale. Sia perchè la Reggina al momento ha due grossi punti interrogativi, rappresentati dai sigilli al Sant'Agata e dal concordato-bis. Ma che a distanza di otto mesi esista ancora la possibilità di ritrovare d'ufficio quella categoria persa d'ufficio, è una notizia. Al punto che, dopo la risposta di Gravina, il collega sannita Andrea De Longis di Radio Città Benevento esclama: "l'amico di Reggio Calabria sarà contento".

Senza poter immaginare che da Rosarno in giù, tale argomento genera tante discussioni ma non un sentimento univoco, omogeneo, di contentezza per una prospettiva al momento allo stato gassoso, ma esistente. Se lo dice Gravina.

Nel luglio 2015, la Reggina non si è iscritta per non aver coperto un debito con i tesserati pari a 1 milione, 82 mila e 362 euro. Più 43 centesimi. Poi ci sarebbero gli incentivi all'esodo, ma l'ennesima sentenza della giustizia sportiva in favore della Reggina, quella con cui si annullano gli 8 punti di handicap da scontare in caso di iscrizione nella stagione 2016-17, dovrebbe fare giurisprudenza. Specie se unita ad analoghe sentenze formulata nella stagione passata, come quella che consentì all'ultimo momento di disputare il playout col Messina.

I debiti con lo Stato, con i fornitori e con qualsiasi altra entità come ad esempio le banche, sono un'altra cosa. Esistono realtà più piccole della Reggina che sono fallite per molto meno. Esistono club di gran lunga più blasonati che sono rimasti in piedi nonostante deficit paurosi. L'Inter di Thohir, per rimanere all'attualità, "vanta" circa 400 milioni di rosso. Certo, nel momento in cui il Tribunale riceve istanze fallimentari, il discorso cambia e va risolto.

Se la Reggina fallirà, le parole di Gravina (preceduto dal simile intervento di Vittorio Galigani, dirigente sportivo molto attento alle dinamiche della Lega Pro) rimarranno a testimonianza di un qualcosa che avrebbe potuto sussistere. La prospettiva di un ripescaggio si presenta adesso, per questo club, per via dell'allargamento da 54 a 60 squadre. Pazienza. Gli errori gestionali degli ultimi anni hanno portato a questa situazione. Il buco di circa 12 milioni creato nella stagione 2009-10, quella delle spese pazze in una Serie B ritrovata dopo 7 anni consecutivi in A, sarebbe stato ripianabile solo con un ritorno in massima serie. Chi sbaglia, paga.

Se la Reggina non fallirà, l'idea che possa proseguire la propria attività nei soli campionati giovanili sarebbe un grave spreco. La piazza in tutte le sue componenti (classe imprenditoriale, istituzioni, tifoseria e soprattutto operatori dell'informazione) è libera di voltarsi dall'altro lato, far finta di non aver letto, saputo o capito le parole di Gabriele Gravina. Prendere un decimo delle energie sprecate per alimentare campagne d'odio e caccia a nemici immaginari, e magari utilizzarlo per informarsi concretamente sullo stato dell'arte, non è obbligatorio. Vorrà dire che il (legittimo) risentimento verso un singolo soggetto ha prevalso su quello che, fino al 30 maggio scorso, era l'oggetto del comune bene sportivo.

Campagne d'opinione non ne alimenteremo. Il pensiero di chi scrive è chiaro da mesi: fin quando sarà in vita, la Reggina è quella. Ribadire il concetto ha portato probabilmente a qualche fraintendimento se non, per usare un termine ormai inflazionato, a qualche strumentalizzazione. "A Reggio Calabria saranno contenti", hanno pensato a Benevento, sentendo l'apertura di Gravina a ritrovare la Lega Pro col club storico, senza dover travasare nome, palmares e subire l'onta del fallimento. Come si vede che non conoscono i reggini...