Referendum no Triv: dura presa di posizione di Arturo Bova

Durissima presa di posizione del consigliere regionale Arturo Bova, che stamani alle 12 è intervenuto a Roma nella sede della Conferenza delle Regioni per ribadire la ferma opposizione alla decisione di indire il referendum popolare contro le trivellazioni petrolifere nei mari Adriatico e Jonio il prossimo 17 aprile. Una data che offre ai comitati No Triv meno di due mesi di tempo, con per giunta la settimana della Santa Pasqua di mezzo, per informare in modo adeguato i cittadini. Ecco perché il presidente della commissione regionale Antidrangheta Bova ha rotto gli indugi: <L'accorato appello del comitato per il referendum, leggasi Regioni proponenti tra cui la Calabria, di accorparlo con le amministrative che, sebbene non ancora indette, si svolgeranno a maggio o giugno è purtroppo caduto nel vuoto. Eppure a sostegno del condiviso invito affinché si votasse nei giorni previsti per le Comunali militavano diverse ragioni. Penso alla possibilità di risparmiare ben 350 milioni di euro. Ma si è scelto in maniera diversa, destinando di fatto il referendum a "morte certa" in virtù della mancanza di tempo materiale per allestire i tavoli di discussione nei territori>. L'on. Bova ha continuato la sua filippica, non lesinando pesanti critiche alla classe politica nazionale: <Ricordo a me stesso che non rientra nella tradizione del centrosinistra boicottare i referendum. Ma, si sa, il ministro Federica Guidi è espressione del centrodestra. Una considerazione di cui si dovrebbe tener debito conto quando si parla con disinvoltura di "prove tecniche" sui territori di possibili alleanze politiche. Senza dimenticare un aspetto fondamentale della questione. Mi riferisco al ricorso per conflitto di attribuzione proposto da alcune Regioni del Comitato per il Referendum pendente dinnanzi alla Consulta. Un'istanza che, se accolta dalla Corte Costituzionale, "riporterebbe in vita" altri quesiti referendari, allo stato non ammessi, con la conseguenza di dover tornare a votare in autunno. Se ciò avvenisse – ha proseguito il pres. Bova – avremmo tre diverse consultazioni elettorali in sei mesi, che porterebbero l'intero Paese a coprirsi di ridicolo. E non solo, ancora peggio, ad affrontare una maggiorazione dei costi di circa 700-800 milioni di euro con una certa sincera disaffezione del corpo elettorale. Motivo per cui ogni ulteriore commento sul punto sarebbe stucchevole>. L'on. Bova ha quindi concluso con un'esortazione al suo Governo e al suo premier Matteo Renzi: <Credo che avrebbero avuto tutto l'interesse a favorire una discussione approfondita, accogliendo l'opinione del popolo italiano su una materia delicatissima. Una tematica afferente all'ambiente che, tradizionalmente, suscita emozioni popolari e connota i valori fondanti del centrosinistra. Il Governo, però, adesso dovrà difende una posizione opposta a quella che il Pd aveva sostenuto nei referendum sull'acqua e il nucleare. Se qualcuno pensa di trivellare nel mar Ionio, sappia però che saremo in tanti, quanti nemmeno si riesca a immaginare, ad alzare le barricate, salvaguardando il nostro stupendo paesaggio contro gli appetiti, anzi la smisurata avidità, delle compagnie petrolifere e dei loro referenti istituzionali. Non c'è infatti ragion politica e partitica che farà retrocedere i calabresi dalla difesa delle proprie bellezze naturali. Manderemo quindi a chi di competenza una copia dell'enciclica "Laudato si" di Papa Francesco affinché la legga bene e la conservi sul suo comodino>.