Ecomafia, Calabria tra le regioni con il maggior numero di reati commessi

L'ecomafia viaggia al ritmo di 80 reati al giorno, quasi quattro ogni ora, e mette insieme un bottino che vale 22 miliardi di euro, dove i clan della criminalità organizzata si allungano per accaparrarsi un pezzo della torta. Il nuovo rapporto 'Ecomafia 2015' di Legambiente mette in fila i numeri dell'illegalità ambientale, spiegando i risvolti in cui si nascondono anche le piaghe della corruzione, soprattutto quando di mezzo ci sono gli appalti. Chiaro il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Il rispetto dell'ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese. I delitti contro l'ambiente sono percepiti sempre di più come furti di futuro soprattutto delle generazioni più giovani. Queste oggi sono tra le attività principali delle mafie. Dobbiamo stroncarle. E sono sicuro che ci riusciremo". E la novità vera di quest'anno, infatti, è che Legambiente festeggia, dopo 21 anni, la legge sui delitti ambientali: "il 2015 è lo spartiacque, con la legge sugli ecoreati chi inquina pagherà". Una legge che per il ministro della Giustizia Andrea Orlando è "un pezzo di politica industriale e non un boicottaggio", e che per il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti non ammette "più scuse". Il rapporto - realizzato grazie al contributo delle forze dell'ordine - è uno spaccato sulla malavita che occupa gli spazi dell'ecologia, dove i 324 clan monitorati fino ad oggi seminano veleno: e, purtroppo, sembrano riuscirci se nel 2014 si registra un aumento di 7 miliardi per l'eco-business illegale rispetto all'anno prima. I reati accertati sono stati 29.293, con un aumento del 26% delle infrazioni nel settore dei rifiuti (le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti arrivano a 35 nel 2014, sono 285 dal 2002); in generale le infrazioni nei rifiuti superano le 7 mila. Crescono anche i reati nel ciclo del cemento (più 4,3%), "alimentate dalla corruzione": 5.750 reati realizzati soprattutto in Campania (seguono Calabria, Puglia, Lazio). La Puglia è in testa nella classifica degli illeciti; il Lazio la prima regione del centro Italia, la Liguria la prima del nord. Oltre la metà (14.736) del totale delle infrazioni si concentra nelle "quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria" (12.732 denunce, 71 arresti, 5.127 sequestri). Ma in evidenza c'è il calo dei reati in Campania (meno 21%). Gli affari 'sporchi' vanno più che bene per l'agroalimentare che fattura 4,3 miliardi (7.985 illeciti). Un punto su cui Orlando annuncia subito una contromossa: un gruppo di lavoro ad hoc per elaborare un testo, magari da riuscire ad approvare entro l'anno, con strumenti da affiancare a quelli già instaurati per combattere i delitti ambientali. Il racket degli animali colleziona 7.846 reati. Cala il numero di incendi ma aumenta la superficie boschiva finita in fumo (dai 4,7 mila ettari del 2013 ai 22,4 del 2014). Nel 2014 sono stati 852 i furti d'opere d'arte. Legambiente traccia mette a fuoco anche quali sono i professionisti dell'ecomafia. Un quadro in cui si trova a proprio agio la corruzione, e che assume ancora più rilievo nelle parole di Raffaele Cantone: "Gli appalti pubblici nel settore dell'ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata". I dati non lasciano dubbi: 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo fondamentale (2.529 arresti, 2.016 denunce, grazie al contributo di 64 procure di 18 regioni); la Lombardia con 31 indagini è al top per indagini (seguono Sicilia, Campania, Lazio e Calabria). Un insieme di numeri e storie che al ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti fanno pensare a un "costo spaventoso per l'ambiente e i cittadini". Ma avverte: grazie ai "nuovi ecoreati nessun inquinatore è al sicuro".