“Il Def 2015 cancella Calabria dagli investimenti strutturali, politica si attivi a Roma”: l’ira di Berna (Ance)

Forte richiamo del presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori edili, Francesco Berna, ai massimi livelli istituzionali calabresi, per i tagli alle opere strategiche contenuti nel Documento di economia e finanza varato dal governo per il 2015.

In una lettera indirizzata al governatore Mario Oliverio e a tutti i deputati e senatori eletti nella nostra regione, Berna sottolinea la gravità della situazione dopo "l'ennesimo colpo, inferto alla Calabria e alla sua già fragile economia, che la emargina ed isola ancor di più dal resto del Paese. Tale drammatico stato di fatto – sostiene il presidente di Ance Calabria – si evince soprattutto dall'analisi dei dati contenuti nel Def 2015 in relazione agli investimenti infrastrutturali programmati e finanziati per lo sviluppo del Paese".

Spiega Berna, nell'illustrare i risultati dello studio condotto dagli uffici regionali di Ance: "Da un confronto analitico con il Def 2014 rileviamo una fortissima riduzione delle opere infrastrutturali strategiche che dalle 415 del 2014 sono passate alle 30 del 2015 con una significativa contrazione dei relativi investimenti (-69,6%). In questo contesto è proprio la Calabria a pagare il prezzo maggiore". Lo dimostra il fatto che "delle 68 opere previste nel Def 2014 ne rimane superstite soltanto una, la Salerno-Reggio Calabria, peraltro con una ricaduta diretta di nuovi investimenti nella nostra regione per appena 300 milioni di euro, ovvero il tratto di Rogliano e lo svincolo di Laureana di Borrello".

I dati che si estrapolano dall'esame incrociato degli ultimi due Documenti di economia e finanza vengono definiti da Francesco Berna "impietosi". Infatti "si passa dai quasi 19 miliardi di investimenti del 2014 ai poco più dei 4 miliardi previsti su una sola opera per il 2015, con una contrazione del 98,5% del numero delle opere e del 77,3% degli investimenti".

L'aspetto più grave, ad avviso di Berna, è "la sistematica esclusione della Calabria dalle già esigue possibilità di riattivare l'economia. Le condizioni di povertà strutturale del tessuto socio-produttivo calabrese imporrebbero a uno Stato davvero unitario e solidale un'attenzione particolare a un'area così depressa e invece avviene l'esatto contrario". Il presidente dell'Ance regionale ricorda che "a questo quadro già di per sé desolante bisogna aggiungere che anche la delibera Cipe del 10 aprile scorso sulle piccole opere (Sblocca Italia) vede la Calabria fanalino di coda con appena 11 opere sulle 137 ammesse a finanziamento (8%) e con un importo complessivo di appena 25 milioni di euro sui quasi 200 deliberati (12,6%)".

"A completare il quadro nefasto – aggiunge il massimo rappresentante dei costruttori edili – facciamo rilevare come non sia previsto alcun investimento strategico di Rfi in Calabria, renendo praticamente un miraggio l'alta velocità e l'alta capacità ferroviaria, e come lo stesso 'Fondo progettazione interventi appaltabilità' di Anas preveda per il 2015 un solo intervento per miseri 150mila euro". Francesco Berna sollecita perciò al presidente della Regione e ai parlamentari calabresi "una necessaria, urgente e forte azione nei confronti del governo tesa a sostenere e difendere le legittime aspettative di sviluppo della nostra terra". La richiesta è quella di costituire un fronte ampio a difesa dell'economia calabrese che sia il frutto di iniziative "davvero significative e congiunte, non solo sui temi già evidenziati ma anche sulle future scelte che il Governo si appresta ad effettuare. Già per il prossimo mese di settembre – dice ancora Berna - il ministro delle Infrastrutture Delrio ha annunciato la redazione di un Piano pluriennale di investimenti infrastrutturali, appuntamento al quale la Calabria e la sua rappresentanza politica dovranno cercare di farsi trovare pronti e propositivi al fine di scongiurare scelte che, come già successo, penalizzino ulteriormente la nostra regione".

"La classe politica calabrese complessivamente considerata – prosegue il presidente dell'Ance – non può tirarsi indietro di fronte all'assunzione di responsabilità che le spetta in ordine alle sorti dell'economia regionale. Chi ne ha titolo, faccia sentire la propria voce a difesa delle imprese di questo territorio e soprattutto esprima una reale forza 'contrattuale' sul piano politico a Roma, nei tavoli che contano davvero. Non possiamo più permetterci di essere rappresentati in maniera quanto meno insufficiente, per non dire inadeguata, nelle sedi istituzionali e politiche in cui si decidono le sorti del Paese. È un male atavico – conclude Francesco Berna - che sta portando la Calabria alla rovina, sempre che non ci sia già arrivata".