Monta la rabbia del personale giudiziario

In concomitanza con l'emissione del bando di mobilità, con cui il Ministro della giustizia ha deciso di far transitare il personale in esubero dagli enti locali al Ministero della Giustizia, è esplosa la protesta dei dipendenti giudiziari.

In realtà, il malcontento dei lavoratori si trascinava da anni, atteso che, a fronte di un' attività che richiede delle competenze specifiche e che viene svolta in condizioni di stress continuo, per la cronica carenza di organico e per la peculiarità dell'attività che impone scadenze brevi e perentorie, i lavoratori del Ministero della giustizia, rispetto a tutti gli altri lavoratori (comparti Ministeriali ed Enti locali), sono stati da sempre discriminati, essendo gli unici a non aver mai goduto di una riqualificazione.

Addirittura, all'interno dello stesso Ministero, sono stati utilizzati due pesi e due misure: il comparto penitenziario ha usufruito della riqualificazione.

Pertanto, l'apertura alla mobilità esterna sarebbe l'ennesima beffa che viene consumata ai danni dei lavoratori della giustizia. In termini pratici, significherebbe ritrovarsi a lavorare con persone che, venendo da altra amministrazione, non hanno quelle competenze specifiche che l'attività richiede e che, rispetto ai lavoratori, regolarmente assunti con concorso nel Ministero della giustizia (perciò in possesso dei titoli e delle competenze per svolgere tale attività), hanno già usufruito nelle amministrazioni di appartenenza di due o, addirittura, tre riqualificazioni, andando a ricoprire i livelli superiori dei nostri Uffici, a discapito di quelli già in servizio.

Per fare un esempio, un vincitore di concorso, entrato nel Ministero della giustizia oltre venti anni fa che ha cementato ed incrementato quelle competenze con l'esperienza specifica sul campo si vedrebbe scavalcato da personale, proveniente dalla mobilità che non ha partecipato ad un concorso specifico. Così, ad esempio, dalla mobilità potrebbe giungere negli Uffici giudiziari personale assunto presso l'ente locale con la qualifica di commesso e che oggi, grazie alle riqualificazioni negate ai dipendenti del Ministero della giustizia, svolgerebbero il ruolo di funzionario in quest'ultima Amministrazione. Insomma, una vera beffa per il dipendente del settore giustizia, ma, soprattutto, un grave nocumento per l'efficienza del sistema giustizia, atteso che il personale giunto dalla mobilità non avrà nè le competenze, nè l'esperienza, guadagnata sul campo dai dipendenti del Ministero della giustizia. "Gli obiettivi di efficienza che il nostro Ministero e gli utenti ci richiedono non sarebbero perseguiti meglio sfruttando dapprima le risorse interne specializzate ed adeguatamente valorizzate, per procedere solo successivamente alla mobilità verso i posti che, all'esito della riqualificazione, risulterebbero vacanti? Tutti i governi che si sono alternati nel corso degli anni, compreso quello attuale, hanno fatto orecchie da mercante di fronte a questa problematica sollevata dai lavoratori; tutto ciò, riteniamo, anche con la complicità di tutti i sindacati che, evidentemente, non sono stati in grado di porre al Ministro di turno la questione come prioritaria. Così, la questione della mobilità dall'esterno, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso! La misura è ormai colma e i lavoratori non sono più disposti a subire in silenzio" è scritto in una nota.

Sono così sorte spontaneamente, una serie di iniziative che, partendo da singoli Uffici giudiziari, si sono via via diffusi a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale per portare alla ribalta ed all'attenzione diretta del Ministro tale annosa questione.

In tal senso, l'Ufficio della Procura della Repubblica di Palmi ha fatto da apripista ad una serie di iniziative.

Infatti, la Procura di Palmi, in prossimità della data per il rinnovo dei rappresentanti sindacali (RSU), ha deciso, quasi all'unanimità di disertare le urne, rinunciando alla rappresentatività sindacale. "Un'iniziativa eclatante, sostenuta ed apprezzata anche dal Comitato Nazionale Lavoratori Giustizia, che ci ha stimolato a diffonderla su tutto il territorio nazionale. Ed infatti, numerosi Uffici stanno aderendo a questa iniziativa e ad altre simili. Le generiche promesse del nostro Ministro, che in occasione dell' incontro tenutosi in data 6 febbraio 2015 con il Comitato Lavoratori della Giustizia, ha ammesso che vi è stata una discriminazione del personale giudiziario e che si sta lavorando a favore della riqualificazione, non bastano per fermare la determinazione del personale ad andare avanti in questa battaglia, anche attraverso altre forme di protesta, fino a quando non si vedranno risultati concreti. Infine, vogliamo sottolineare che la richiesta di aiuto rivolta dal Ministro al sindacato in occasione dell'incontro sulla legalità promosso dalla Cgil nel decorso 19 febbraio, al fine di gestire il conflitto con il personale giudiziario, ci appare come l'ennesimo tentativo di compromesso tra politica e sindacato con soddisfacimento reciproco dei loro interessi ed a discapito dei lavoratori della giustizia. Pertanto, alle organizzazioni sindacali tutte, vogliamo ribadire che se il loro ruolo è questo, noi non ci sentiamo rappresentati e ne facciamo tranquillamente a meno; al sig. Ministro chiediamo che tratti direttamente con i lavoratori che hanno già le idee chiare su un progetto di riqualificazione e sarebbero anche in grado di fornire suggerimenti per reperire i fondi a sostegno della riqualificazione. A tutti diciamo: non siamo più disposti a subire, la rassegnazione è una condizione che non ci appartiene!" conclude la nota.