'Ndrangheta a Milano, condanne fino a 14 anni per il clan dei Barbaro-Papalia

toghe newSono state condannate dal gup di Milano Andrea Ghinetti a pene fino a 14 anni di reclusione 11 persone arrestate lo scorso gennaio nell'ambito di un'inchiesta della Dda. Dalle indagini, coordinate dal pm Paolo Storari, era emerso che l'organizzazione milanese legata al clan della 'ndrangheta Barbaro-Papalia, oltre a traffici di droga, estorsioni e altri affari illeciti, esercitava il controllo su alcune delle più note discoteche della movida milanese, attraverso i servizi di security e bodyguard, con gli imprenditori del settore disposti a chiedere la "protezione" dei presunti boss per trarre "vantaggi".

Tra gli 11 imputati, tutti processati con rito abbreviato, solo 3 sono accusati di associazione mafiosa: Agostino Catanzariti, oggi condannato a 14 anni di reclusione, il figlio Saverio (8 anni di reclusione) e Flavio Scarcella (7 anni e 8 mesi di reclusione), responsabile di una società di security che prestava servizio in una serie di discoteche della città. Agli altri imputati sono state inflitte pene inferiori.

I presunti affiliati alla 'ndrangheta secondo l'accusa avrebbero fornito una "protezione a tutto campo" ad alcuni locali milanesi, attraverso una "sorta di estorsione-tangente" dal cui pagamento gli imprenditori avrebbero tratto anche "un cospicuo vantaggio". Erano quattro le discoteche "protette" dagli 'ndranghetisti, molto note in città e non solo: i 'Magazzini Generalì, il 'Codice a barrè, il 'De Sadè e il 'Borgo dei Sensi (ex Parco delle rose)'. Un altro dei "servizi" forniti dalla cosca, sempre secondo l'accusa, era quello del recupero "crediti derivanti da attività lecite e illecite".

Era stato arrestato nell'ambito della stessa operazione anche l'ex re delle discoteche milanesi Silvano Scalmana, che oggi ha patteggiato una pena di due anni di reclusione per falsa testimonianza e intralcio alla giustizia. Scalmana, fondatore della società Acquario Srl, era titolare di locali della movida come le discoteche "Karma" e "Parco delle rose". Secondo l'accusa si sarebbe rivolto ad Agostino Catanzariti e ad altre persone per minacciare tre dipendenti chiamati a testimoniare nel processo a suo carico per bancarotta fraudolenta della Acquario, riciclaggio ed emissione di fatture false, intimidendoli "affinchè non dichiarassero il vero" durante l'udienza. Oggi, quindi, il gup Ghinetti ha accolto la richiesta di patteggiamento concordata con la Procura dai difensori di Scalmana.