Granata (Legalità Democratica): “Caro Matteo, la base della Lega calabrese non è giustizialista”

"Anche il Partito dei Magistrati è oggi portato ad indirizzare non solo i suoi poteri e le sue aggressioni ma anche i suoi abusi concepiti in modo in cui essi gli procurano maggiore visibilità nella pubblica opinione. Anche quando si tratta di mettersi sotto i piedi diritto e giustizia si vuole farlo con il massimo clamore è il più forte impatto nella pubblica opinione.

Sul caso Salvini/Diciotti abbiamo preso le difese di Matteo Salvini "E manifesto è il pericolo di quello sconfinamento e prevaricazione giudiziaria (espressi addirittura in un partito pronto sempre a sostituirsi al potere politico). E' grave per la stravaganza di almeno una delle imputazioni (che sembra aver voluto ripetere quella della Procura di Agrigento per una malintesa e in sè pericolosa solidarietà)."

Del resto nell'addebito penale che si muove a Salvini, sul quale c'è da scrivere assai più di quanto è possibile fare qui ed oggi, si riproduce il vizio di fondo di tutte le imputazioni tipiche della autentica campagna terroristica che il "Partito dei Magistrati" conduce contro i "politici", cioè gli Amministratori di Regioni, Comuni ed enti, in base all'assurdo principio, prodotto di una giurisprudenza a sua volta dettata da esigenze di un'"uso alternativo della giustizia", principio secondo cui ogni violazione di una legge e di un regolamento compiuto da un amministratore è un "abuso" e, quindi, quanto meno, un reato di "abuso d'Ufficio".

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Ci sono secoli di civiltà giuridica che cozzano contro la convinzione di Davigo e contro una cultura che seppellisce l'approccio del Beccaria e i principi costituzionali ispirati a un rigoroso garantismo. Non accetterò mai l'assunto per cui non esistono cittadini innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Perché questa è barbarie, non giustizia. «La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità: la cultura del sospetto è l'anticamera del khomeinismo», diceva Giovanni Falcone. Per me sono parole che andrebbero scolpite in ogni tribunale accanto all'espressione «La legge è uguale per tutti».

Condivido le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sull'unione delle forze del centrodestra in Calabria per respingere le (probabili) ingerenze "politiche " della magistratura. Il movimento Cinquestelle vuole che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario .

Mario Occhiuto rappresenta il punto più alto di resistenza contro i giustizialisti, quest'ultimi bene incarnati a Cosenza dal maestro Nicola Morra. In questi mesi in Calabria si sente affermare che serpeggiano tra le forze politiche velleità di quelli che vogliono assumere il ruolo di "famigliari dell'Inquisizione", di tirapiedi dei moderni progetti persecutorii di sopraffazione da parte delle Procure. Oggi questo ruolo se lo vogliono assicurare per lo più gli uomini della Casaleggio S.r.l., i cosiddetti Cinquestelle. Con le loro ridicole tesi , vogliono conferire alla giustizia, a sua volta impegnata in un'azione di supplenza e di sopraffazione di ogni altro potere, un effetto fulminante. Vogliono che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario. Vogliono essere, dicevo, i tirapiedi delle Procure (termine che deriva dalla funzione dei turpi collaboratori del boja di tirare i piedi degli impiccati per assicurarsi del loro strangolamento). Al contempo i Casaleggesi-Cinquestelluti stanno lavorando a creare nuove figure di reato ("sfigurando" l'assetto del codice). Ipotesi di reato che non sono definite in modo da individuare il confine tra il lecito e l'illecito, ma sembrano piuttosto finalizzate a far sì che ogni Procuratore possa incriminare, arrestare, far processare, sputtanare, chi più gli aggrada valendosi dell'elasticità di tali norme. Basti pensare al reato di "traffico di influenze" ed alla dilatazione oltre ogni certo confine del reato di "abuso d'ufficio", che è divenuto lo strumento prediletto di abusi di magistrati protesi da un "uso alternativo della giustizia" (che è poi l'ingiustizia). Per combattere veramente mafia e corruzione, bisogna disfarsi di questi "famigliari dell'Inquisizione", di questa antimafia, di questa "illibatezza" ridicola. Mandiamo a quel paese chi pretende di aver trovato un comodo modo per far finta di far politica scegliendo il mestiere del tirapiedi". Lo dichiara il Presidente dell' Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.