La politica contro il tv movie della Rai sulla strage di Duisburg

filmDuisburgIl presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha inviato una lettera al direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, in ordine al film "Duisburg. La linea di sangue", andato in onda ieri in prima serata su Rai Uno. Una trasmissione che, si legge nella missiva, "ha destato gravi perplessità in seno alla comunità calabrese, contrariamente ad altre precedenti occasioni nelle quali il servizio pubblico ha fornito un contributo positivo alla promozione dell'immagine della nostra regione".

Scrive il presidente Irto: "Le devo dire, con grande franchezza, che condivido pienamente il sentimento diffuso nell'opinione pubblica calabrese, riguardo ad un film che nel complesso trovo malriuscito, soprattutto per la rappresentazione della Calabria spesso distante dalla realtà. La nostra è una comunità composta, nella sua stragrande maggioranza, da persone orgogliose, oneste e lavoratrici, che con la 'ndrangheta non hanno nulla a che vedere. Una sottolineatura doverosa oggi più che mai, nel giorno in cui ricordiamo la strage di Capaci e il sacrificio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta".

"Sono convinto – prosegue la lettera di Nicola Irto - che la produzione messa in onda ieri sera non abbia fornito un buon servizio né alla mia regione, di cui viene proposta una narrazione infedele e forzata, né al Paese, che della Calabria rischia di farsi, ancora più di quanto non sia avvenuto nel passato, un'idea totalmente sbagliata. E' su questo che intendo soffermarmi, sorvolando sugli altri limiti di 'Duisburg': in Calabria si parla il calabrese e non il siciliano; e alcuni dialoghi, me lo conceda, sono ai limiti dell'offensivo. Non possiamo ammettere che si dica: 'Duisburg è piena di calabresi' quasi a voler sostenere che 'i calabresi' tout court siano soggetti pericolosi o criminali".

Nella lettera del presidente del Consiglio regionale si legge ancora: "Voglio rassicurarla: questa non è una lettera di piagnistei. Noi siamo fieri di essere figli di una terra che una personalità straordinaria come suo padre, Beniamino Andreatta, il 'trentino meridionalista', ha amato come pochi, essendo stato il fondatore dell'Università della Calabria. Ma, Direttore, sono certo che converrà con me sulle criticità di una fiction che della mia terra dice poco e male e che aveva già creato aspettative negative alla vigilia, alla luce delle non documentate affermazioni della responsabile della produzione, riguardo a non meglio precisate 'minacce' che avrebbero determinato lo spostamento della location del film in Puglia".

Nicola Irto conclude: "Mi preme appellarmi alla sua sensibilità per sollecitare da parte delle produzioni maggiore attenzione e rispetto verso questa magnifica terra, nella quale mi pregio di invitarla alla scoperta dei tesori archeologici, culturali e naturalistici che la caratterizzano".

 

Il presidente della Regione, Mario Oliverio, all'indomani della messa in onda del film-tv che racconta i tragici fatti del Ferragosto del 2007 nella cittadina tedesca dove furono uccisi in un attentato sei italiani, intitolato "Duisburg – linea di sangue" e trasmesso da Raiuno, ha scritto una lettera all'Amministratore Delegato della Rai, Fabrizio Salini, in cui manifesta profonda indignazione e disappunto.

Di seguito si riporta il testo integrale della missiva.

"Egregio dott.Salini,

mi ritrovo costretto a esprimerLe un formale disappunto e la mia profonda indignazione per la rappresentazione errata e distorta data della Calabria attraverso la fiction "Duisburg, linea di sangue" andata in onda ieri sera sulla prima rete della RAI.

Non ho ritrovato nessun elemento reale in questo racconto che - con colpevole superficialità - avete voluto propinare al pubblico italiano.

Ciò che più ha ferito è l'ennesima rappresentazione densa di luoghi comuni, banalità, frasi fatte, stereotipi che si è voluto dare della Calabria: terra - a vedere la fiction - retriva, irrimediabilmente assorbita dalle logiche criminali, persa in un destino che la condanna alla subalternità, alla marginalità e alla perdizione perenne.

Altro che servizio pubblico!

Avete inflitto una pena ulteriore alla gente di Calabria, che conosce bene il peso della 'ndrangheta e ad esso con orgoglio e laboriosità oppone la forza della sua umanità.

Avete ancora una volta contribuito a proiettare una immagine sommaria e inaccettabile,perché non rispondente alla realtà, della Calabria e dei calabresi.

È grave, prima ancora che vergognoso, cheil servizio pubblico possa prestarsi ad offendere la dignità di una intera regione impegnata a costruire faticosamente il proprio futuro, con le sue energie migliori, per riscattarsi in primo luogo dalle ferite provocate da ristretti gruppi criminali che non sono la Calabria, ma che operano, come tutte le mafie, a livello internazionale: Duisburg docet.

Per non dire poi sulla qualità di un prodotto mal confezionato, con errori marchiani: un treno targato "Regione Puglia", espressioni dialettali mai utilizzate nella mia regione, riferimenti ad usi e costumi, a tradizioni enogastronomiche completamente fuori luogo.

Sono venuto a conoscenza, inoltre, del fatto che sia stata scelta per le riprese la Puglia, e non la Calabria, per via di non meglio specificate minacce subite dalla produzione.

È possibile chiarire questa circostanza?

È stata presentata denuncia agli organi competenti perché venga fatta luce?

Al momento registro solo le smentite degli attori del film.

Attendiamo riscontri formali, perché non vogliamo cedere alla tentazione - pur forte - di considerare il tutto solo una incomprensibile scusa, accampata all'occorrenza per non dare troppe spiegazioni sul perché - invece - non ci si è voluti calare nella realtà calabrese, per raccontarla con tutti i crismi della verità.

Crismi che pure avete a vostra disposizione, dal momento che da anni giace nelle vostre stanze la fiction tv sulla straordinaria storia di accoglienza, solidarietà ed emancipazione di Riace.

Le torno infatti a chiedere che quella fiction possa essere vista dagli italiani.

Essa racconta una Calabria vera, di solidarietà e speranze.

Una Calabria narrata con onestà ed in verità.

Cordialmente".

 

 

"L'orrenda fiction trasmessa ieri da Raiuno sui fatti di Duisburg ha cagionato enormi danni di immagine alla Calabria, dipinta in maniera diretta come regione della 'ndrangheta. Una vergogna, raddoppiata dal fatto che a proporla sia stato il servizio pubblico". Lo afferma in una nota Jole Santelli (Forza Italia), vice presidente della Commissione Antimafia. "La Commissione di Vigilanza, attraverso i nostri membri - dice Santelli - chiedera' lumi al direttore generale e al responsabile dell'area fiction. Non solo la narrazione della puntata e' stata tutta incentrata sul rapporto tra la criminalita' organizzata e la Calabria ma, cosa ancora piu' grave, e' stato lanciato il messaggio subliminale di un corpo unico, cosa che offende due milioni di cittadini onesti, che vivono di lavoro e sacrifici e che subiscono il peso di una mafia che riguarda, in tutto, poche migliaia di persone. Da Corrado Alvaro a Giuseppe Berto, da Natuzza a San Francesco, solo per citare alcuni esempi - dice Santelli - la storia della Calabria e' densa di grandi personaggi della cultura, della religione che hanno dato contributi straordinari al Paese e su cui la Rai preferisce tacere. Gli esempi positivi danno fastidio a un potere che ha l'interesse di mostrare lo stereotipo di una regione che equivale alla 'ndrangheta. E' una cosa su cui i vertici Rai dovranno assumersi le loro responsabilita'", conclude l'esponente di Forza Italia.

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"La fiction trasmessa su Raiuno sui fatti di Duisburg e' uno schiaffo in faccia ad una terra onesta e meravigliosa, la Calabria, fatta di tante realta' imprenditoriali straordinarie e di gente onesta, per bene, che lavora ogni giorno per il rilancio e la valorizzazione del territorio. Non si puo' e non si deve, soprattutto non puo' e non deve essere il servizio pubblico a farlo, far passare il messaggio che la Calabria sia solo e soltanto 'ndrangheta, corruzione e criminalita'. Condivido in pieno la linea di Jole Santelli, vicepresidente della Commissione Antimafia che ringrazio per aver preso una posizione netta e decisa a difesa della nostra terra e dei tanti calabresi onesti e per bene. Cosi' come da lei richiesto, ci aspettiamo che i vertici dell'azienda pubblica, si assumano le proprie responsabilita' e che la Commissione di Vigilanza Rai affronti al piu' presto questa brutta pagina di servizio pubblico". Cosi' in una nota Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia.

 

Un'offesa alla Calabria. Questo e nient'altro, secondo il consigliere regionale Gianluca Gallo, è "Duisburg-Linea di sangue", il tv movie andato in onda su Rai1. «Sorvolo sui giudizi critici su attori e regia – premette il capogruppo della Cdl – ma non credo sia giusto né possibile cancellare la sensazione di profonda amarezza lasciata dall'assistere alla riproposizione, coi soldi del canone e dunque degli italiani, di una sequenza infinita di luoghi comuni». Prosegue Gallo: «Che in Calabria ci sia la 'ndrangheta è noto. Che la Calabria sia tutta 'ndrangheta, come racconta il film in parola, è cosa fuori dal mondo. La nostra è stata ed è, nonostante tutto, una terra di grandi civiltà, fini intellettuali, grandi talenti. Fissare le telecamere solo sulle zone d'ombra può anche essere legittimo, ma spingersi a lasciar intendere che null'altro vi sia oltre quelle è assurdo, scorretto, falso». Un atteggiamento, sottolinea ancora l'esponente della Cdl, «negativo anche sotto il punto di vista del messaggio che passa sul piano della lotta alla 'ndrangheta: sostenere che la Calabria sia tutta e solo coppole e lupara vuol dire fare un grande favore ai clan, dal momento che dove tutto è 'ndrangheta nulla è 'ndrangheta. Noi pensiamo che la Calabria sia altro, e che la lotta alle 'ndrine, anche attraverso il cinema e la tv, siano altro. Per questo ci ribelliamo ad una rappresentazione buona soltanto a deridere un intero popolo per chissà quale interesse». Conclude Gallo: «Trattandosi di produzioni in genere sostenute anche dalla Regione, sarebbe opportuno che la giunta regionale chiarisse la portata del sostegno garantito e la propria posizione di fronte ai frutti avvelenati del film: il silenzio del governatore di fronte all'ennesima mortificazione ingiustificata inflitta ai calabresi è davvero assordante. Presenterò un'interpellanza perché della questione si discuta in Consiglio regionale, valutando anche la possibilità di adire le vie giudiziarie per ottenere un risarcimento da destinare al finanziamento di progetti di educazione alla legalità nelle scuole».

"Ieri sera su Rai 1 è andata in onda la fiction "Duisburg Linea di sangue". C'è tanto da riflettere su quanto trasmesso in prima serata dal primo canale della televisione pubblica. Un'immagine sbagliata di una Regione, la Calabria, fatta di tanti cittadini onesti e laboriosi, di tante persone che quotidianamente si impegnano per affermare la cultura della legalità. Di tanta gente perbene. In attesa di lumi su quanto accaduto spero che la Rai possa trovare al più presto uno spazio per raccontare le tante cose belle della nostra Regione che non merita di essere mortificata". Così il Senatore Pd, Ernesto Magorno.

«Sempre la solita solfa. Sempre la Calabria dipinta in maniera arcaica, arretrata, asfissiata dalla mafia, abulica, apatica, rassegnata, senza volontà, senza coraggio, senza voglia di riscatto e di emancipazione dal male. Una Calabria che Calabria non è, considerato che il set era in Puglia. Insomma, per svariati motivi, non c'è piaciuta la fiction andata in onda ieri sera su "Rai uno" dedicata alla strage di Duisburg, un fatto di sangue tanto efferato quanto complesso trattato con una superficialità ed una teatralità da lasciare attoniti». E' il commento del sindaco Giuseppe Falcomatà al film "Duisburg linea di sangue" che tenta di ricostruire la strage del ferragosto del 2007, quando la faida di San Luca emigrò in Germania.

Afferma Falcomatà: «Così, mentre attori improvvisano un dialetto - che è qualsiasi idioma fuorché calabrese – e mangiano pasta con la 'nduja, ancora una volta viene tramandata una realtà distorta e fuorviante di una terra che ha davvero bisogno di ogni cosa tranne che dell'immagine stereotipata emersa dagli schermi tv in prima serata. E non è un inedito. Potremmo dire che "Duisburg linea di sangue" è un film noiosamente e pericolosamente già visto. Altre pellicole, ricordo "Il miracolo", quella sul rapimento Getty o "Lo spietato", hanno trasmesso l'idea di una Calabria tribale, fatta solo di capre sgozzate, patti di sangue o giuramenti celebrati dando alle fiamme santini religiosi. Nuovamente, dunque, all'Italia è stata raccontata una storiella che offende, umilia e rischia di isolare un popolo che, ogni santo giorno, lotta in trincea contro un male che per primo subisce sulla propria pelle. Una battaglia che, purtroppo, diventa più difficile se non si esce dalla narrazione del "Lì è tutto 'ndrangheta". No, permettetemi, ma non è così. Qui la 'ndrangheta c'è, ma non è il tutto!».

«Chiaramente – spiega Falcomatà - sarei un ipocrita se dicessi che la criminalità è un fenomeno marginale. Anzi, è pervasiva e ci fa stare sempre "sul chi va la". E' l'impegno costante della magistratura e delle forze dell'ordine che ci dice quanto sia difficile nascere, crescere e vivere in certi territori. Centinaia di inchieste e migliaia di arresti, negli anni, hanno dimostrato, però, che solo uniti si può vincere. Ma serve il contributo di tutti, compreso quello di produttori, sceneggiatori e registi che hanno voglia di cimentarsi con i nostri problemi che sono, al tempo stesso, i problemi dell'intero Paese».

«Alla Napoli raccontata da Gomorra – continua l'inquilino di Palazzo San Giorgio - preferisco di gran lunga quella degli uomini e delle donne di "Pollici verdi", i volontari di un'associazione civica che hanno ridato decoro, dignità e speranza ad un quartiere difficile come Scampia. Qualcuno conosce le loro storie? Pochi. Perché lo storytelling del buono, forse, è meno efficace nel bucare lo schermo di quanto non possa fare il male. Ed esempi simili, nella nostra realtà, ne esistono a centinaia: imprenditori che resistono, gente sotto scorta per essersi ribellata al pizzo, maestre che insegnano il buono ed il giusto ai bambini, amministratori pubblici che sfidano i mafiosi a viso aperto, ragazzi e ragazze impegnati nel volontariato, in politica, nelle parrocchie, nelle associazioni civiche, nelle società sportive. Sono persone che quotidianamente, con forza, abnegazione e con coraggio, mettono anima, corpo e cuore per affermarsi in quei luoghi che oggi ci vengono descritti come "luoghi senza scampo"».

Già, i luoghi: «Inviterei le persone rimaste colpite dal film Rai a visitare le bellezze dell'Aspromonte, la casa di Corrado Alvaro a San Luca, i paesaggi onirici che, dall'entroterra al mare, sin dai tempi di Edward Lear, lasciano i visitatori ammaliati e quasi senza fiato per la loro unicità e bellezza».

«Il mio mandato da sindaco – aggiunge Falcomatà - è il primo dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa, un fatto che mi responsabilizza ulteriormente rispetto all'impegno preso davanti ai miei concittadini. L'azione della nostra amministrazione è completamente improntata sulle prassi di trasparenza, legalità e lotta costante e incessante ad ogni forma di corruzione, sopraffazione e malaffare. Per primi, in Italia, ci siamo dotati di un Regolamento per l'utilizzo dei beni comuni e confiscati raccogliendo il plauso di Libera e delle altre associazioni antimafia. Oggi, a Reggio Calabria, le ville dei boss sono abitate dalle persone in difficoltà e bisognose di un alloggio popolare. E' un lavoro duro, ma indispensabile. Ne siamo coscienti. Ecco perché, nella lotta per l'affermazione della legalità e per la libertà dalla 'ndrangheta, ognuno deve fare la sua parte».

«Fa ancora più male – incalza il sindaco – dover commentare questo film nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci, quando si creò definitivamente uno spartiacque fra il bene ed il male in un Paese che, in quel momento, conobbe il volto più devastante della mafia. In questa data, avrei soltanto voluto ricordare Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, ovvero le vittime di un'ideale, sognatori di un mondo senza più mafie e mafiosi, eroi autentici che fattivamente hanno segnato un solco e su quello noi ci siamo incamminati per affermare i sacri valori della giustizia e della legalità. Ahimè, di nuovo, ci troviamo costretti a spostare la nostra attenzione anche su chi narra la 'ndrangheta rischiando, forse inconsapevolmente, di affossare un intero territorio».

«La prossima volta – conclude il primo cittadino – ci piacerebbe poter assistere pure alla Calabria che resiste, vorremmo che la gente ed i telespettatori ci conoscessero per quello che siamo: una stragrande maggioranza di persone per bene, orgogliose e testarde nell'abitare la terra dei nostri nonni, felici di poter operare accarezzati dall'aura mistica dello Stretto di Messina, respirando il profumo morbido del mandorlo, della zagara, del bergamotto, certi che un giorno saremo finalmente liberi dalla 'ndrangheta e da ogni stereotipo».

"Basta con la narrazione alla Saviano di una Calabria che non è terra di 'ndrangheta, ma una regione meravigliosa, che offre infinite bellezze paesaggistiche, natura incontaminata, luoghi ricchi su storia e preziosi giacimenti culturali. Una regione abitata da gente onesta, laboriosa e ospitale, che non ha nulla a che spartire con i pochi criminali che cercano di soffocarne le potenzialità di crescita e di riscatto". È quanto afferma il deputato di Fratelli d'Italia Wanda Ferro, che considera "non meno dannoso della 'ndrangheta il racconto che della Calabria ha fatto il servizio pubblico della Rai con la fiction sulla strage di Duisburg. Il Sud è stanco di una industria editoriale e cinematografica che fa soldi compromettendo l'immagine dei territori e affossandone le opportunità di sviluppo anche turistico. Chi come me fa parte della commissione antimafia sa bene quanto la 'ndrangheta sia potente e pervasiva nei territori calabresi, ma sa anche quanto forte sia lo spirito di ribellione e il rifiuto delle logiche criminali da parte della stragrande maggioranza della popolazione. I calabresi hanno forse le scarpe sporche di fango, ma le mani pulite, si spezzano la schiena ogni giorno per competere nel lavoro, nelle professioni, nell'impresa e in ogni altro settore della vita sociale rispetto a chi, nelle altre regioni, gode di una condizione di evidente vantaggio geografico e infrastrutturale. L'equazione 'Calabria uguale 'ndrangheta' sarà forse suggestiva e proficua per l'industria cinematografica, ma è totalmente falsa. La Calabria positiva, che è la Calabria reale, è stata completamente ignorata e offesa dalla tv pubblica. Anche la scelta di girare in Puglia le scene della fiction ambientate in Calabria è di estrema gravità, ed invito la Rai, come ha già fatto in un esposto Klaus Davi, a chiarire e denunciare davanti gli organismi competenti e alla opinione pubblica quali siano state le minacce che hanno impedito alla produzione di lavorare in Calabria, o se piuttosto questa scelta non sia stata dettata da ragioni economiche e dal sostegno della film commission pugliese, e da eventuali inefficienze della film commission calabrese. In Calabria sono state girate decine di produzioni cinematografiche internazionali senza che sia mai successo nulla, ora i calabresi pretendono di sapere quali episodi criminali hanno impedito alla produzione di girare in Calabria". Wanda Ferro annuncia quindi una interrogazione parlamentare "perché - spiega - da queste accuse la Calabria ha subito un gravissimo ed intollerabile danno di immagine, ma soprattutto un'offesa ai suoi cittadini e al loro spirito di accoglienza". 

Il Sindaco di Locri, Giuseppe Calabrese, ha, invece, scritto al Presidente della Rai, Marcello Foa. 

"Illustrissimo Presidente,
in qualità di cittadino e sindaco della città di Locri, località dalla quale prende il nome il comprensorio della Locride, di cui fa parte San Luca, al centro della triste e tragica storia della strage di Duisburg, a cui si è ispirata la fiction di Rai Uno, sento il dovere civile e morale di intervenire dopo aver visto il film "Duisburg: linea di sangue".
Quello che un servizio pubblico dovrebbe fare non siamo certamente noi a doverlo dire ma, dopo la messa in onda, alquanto raccapricciante, approssimativa e banale, della fiction diretta dal regista Monteleone, è, naturale e spontaneo intervenire e dire ciò che una rete televisiva pagata con soldi pubblici, dovrebbe non fare. La Rai, quale rete televisiva pubblica, non può permettersi di trasmettere una fiction che, per quanto abbiano voluto raccontare un gravissimo fatto di sangue realmente accaduto e mettere in risalto la mentalità 'ndranghetista, ha, invece, creato una falsa immagine e distorto completamente l'immagine di una regione che, tenta di rialzarsi, ma viene affossata, non solo perché ha dovuto pagare un caro prezzo e combatte ogni giorno contro il malaffare, ma doppiamente ferita anche da stereotipi, falsi miti, informazioni e situazioni lontane dalla realtà. Una produzione filmica che, se pur fiction, non ha lasciato nulla nei telespettatori, nessuna riflessione, nessun insegnamento, ma nei calabresi e in molti italiani tanta indignazione e in chi la Calabria non la conosce, tanti pregiudizi e confusione.
Un film, si è notato in molti tratti, banale nel raccontare una strage che ha segnato la storia non solo della Calabria ma di tutto il mondo, perché la 'ndrangheta è un fenomeno internazionale e Duisburg è divenuto simbolo di quell'atrocità. Film ambientato in Puglia e che non mostra caratteri della Calabria, personaggi descritti male e accenti spropositati. Noi, non abbiamo visto la Calabria ma i pregiudizi intorno ad essa. Raccontare una strage di 'ndrangheta significa approfondire, descrivere le storie, i fatti realmente accaduti e, se pur, ispirati, quantomeno non ridicolizzare la storia.
Signor Presidente Foa, fare soldi, continuando a sperperare sulla pelle degli italiani, su episodi così tristi, solo per fare audience non è accettabile. La 'ndrangheta purtroppo non è fiction. La 'ndrangheta si combatte ogni giorno e il messaggio finale della "bella terra di Calabria" dove c'è il mare- espressione recitata dall'attore tedesco il commissario Thomas Block interpretato da Benjamin Sadler non ripaga la trascuratezza e la faciloneria viste nel film.
Come calabrese mi indigna ancor di più che questa pellicola, ispirata alla strage di ferragosto, venga trasmessa proprio in una data simbolo perché rientra nelle iniziative editoriali del palinsesto Rai, che vuole dedicare uno spazio alla Giornata della Legalità (che ricorre il 23 maggio).
Il ricordo deve aiutarci a comprendere, a riflettere e a combattere e non a deridere e scimmiottare su un fenomeno così serio.
Le dichiarazioni dell'attore protagonista Daniele Liotti: "Questo film mi ha fatto riflettere come uomo e come attore perché mi sono dovuto confrontare con una realtà disumana di una parte della nostra Italia. Ma mi ha fatto conoscere anche la parte generosa e onesta degli italiani che rischiano la vita per combattere la 'ndrangheta". Dunque, si parta da questo, si ritorni a raccontare attraverso la pellicola filmica la Calabria con le sue peculiarità, i suoi problemi, le sue caratteristiche e le difficoltà. Non si parli di Calabria e della 'ndrangheta da dietro una telecamera che riprende la Puglia.
Pertanto, come primo cittadino di una città calabrese, chiedo il ritiro della pellicola dagli schermi, perché è inaccettabile così tanta superficialità da parte di un servizio pubblico, nonché, chiedo, al Comitato di Vigilanza, vista la Sua sensibilità, di rivalutare il contenuto filmico e, principalmente, su quanto dichiarato dalla produzione su possibili minacce in Calabria da parte di terze persone.
Con la speranza che la Rai possa essere sempre a servizio dei cittadini, sarebbe doveroso chiedere scusa a tutta la Calabria e a chi la 'ndrangheta, purtroppo la subisce e con coraggio la combatte ogni giorno, dagli uomini di Stato ai semplici e stanchi cittadini calabresi, doppiamente vittime, della cultura 'ndranghetista e del sistema mediatico approssimativo".

"Che la fiction sulla strage di Duisbur danneggi San Luca e l'intera Calabria è ormai assodato quello che il ministro deve chiarire rispondendo alla mia interrogazione è se siamo di fronte a una vera e propria truffa che danneggia l'immagine delle regioni coinvolte e le casse dello Stato che hanno finanziato un progetto che di certo non promuove I territori".
Il senatore forzista Marco SICLARI che è stato, ieri, il primo politico ad uscire sul caso, non ci sta e commentando le presunte pressioni ricevute dalla produzione in Calabria e poi smentite, oggi interroga il ministro e in attesa di risposte e chiede al Governatore Oliverio di costituirsi parte civile per difendere l'immagine lesa della Calabria e di tutti noi calabresi.
"La RAI è società partecipata al 99,56% dal MEF. Risulta da notizie stampa e dalle polemiche che ne sono scaturite che la fiction, prodtta dalla RAI "Duisburg-Linea di sangue", riferita alla faida fra le cosche di 'ndrangheta di San Luca in provincia di Reggio Calabria abbia dapprima tentato di girare in Calabria, successivamente in assenza di finanziamenti pubblici, abbia deciso di fare le riprese in Puglia con il finanziamento pubblico. In particolare il film-tv risulta girato nell'ottobre del 2017 per due settimane tra Peschici e Vico del Gargano (Foggia) e Bari e Triggiano, prodotto da Iterfilm in coproduzione con Rai Fiction, è realizzato con il contributo di Apulia Film Fund della Regione Puglia (190.964 euro) a valere su risorse del POR Puglia 2014/2020 e con il sostegno di Apulia Film Commission. Nel film sono state coinvolte 50 unità lavorative pugliesi (tra cast artistico e troupe), per un impatto preventivato di circa 550mila euro. I produttori per giustificare di aver girato in Puglia, nonostante la chiara ambientazione naturale fosse la Calabria, hanno diffuso la falsa notizia che la 'ndrangheta li avrebbe minacciati ed indotti a spostare le riprese in Puglia. La situazione complessiva appare chiaramente molto problematica e dai gravissimi risvolti. In primo luogo appare vergognoso che la Calabria sia sempre e solo associata alla delinquenza organizzata ed a fatti di sangue. In secondo luogo appare frutto di raggiro che l'ambientazione naturale, ossia la Calabria, sia stata surrettiziamente ed artificiosamente sostituita con un'ambientazione falsa, ossia la Puglia. In terzo luogo i soldi pubblici che hanno finanziato la fiction non si giustificano in questo caso né come promozione turistica della Puglia ed ovviamente men che meno della Calabria, ingenerando un evidente danno erariale. Il Ministro è a conoscenza di quanto sopra esposto? Come il Governo intenda tutelare l'immagine della Calabria e della Puglia e reprimere gli abusi nell'utilizzo dei finanziamenti pubblici, come sembrerebbe essere avvenuto nel caso di specie e quali azioni ed atti intende adottare al fine che tali abusi non abbiano più a verificarsi", ha concluso il senatore azzurro.