Obi: nei prossimi 5 anni l’occupazione in Calabria salirà dello 0,8%

lavoroIn Calabria, tra il 2019 e il 2023, il valore aggiunto crescera' dello 0,7% all'anno e l'occupazione dello 0,8%. A rilevarlo sono le stime del rapporto, presentato in Senato, dell'Osservatorio Banche e Imprese di Economia e Finanza su tutte le province meridionali. Quella calabrese si porra' come una performance tra le migliori del Mezzogiorno, dove, per entrambi gli indicatori economici, si prevede un dato pari a +0,6%. A livello provinciale la crescita maggiore stimata sara' quella che si registrera' a Crotone, realta' che crescera' mediamente di piu' nei cinque anni dal punto di vista del valore aggiunto (+1%), seguita da Cosenza (+0,8%), Catanzaro e Vibo Valentia (+0,6%) e Reggio Calabria (+0,4).

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Insieme alla Basilicata, secondo le stime Obi, la Calabria farà registrare la crescita annua maggiore anche sul fronte dell'occupazione (+0,8%). A livello occupazionale sara' Vibo a guidare la classifica con +1,1, seguita da Cosenza e Reggio con +0,8%, Crotone con +0,7% e, per ultima, Catanzaro, con +0,4.
A livello territoriale, sara' quello di Palermo a crescere mediamente di piu' nei cinque anni dal punto di vista del valore aggiunto (+0,9%), seguito dalle province di Catania e Ragusa (+0,7%), Enna (+0,6%), Caltanissetta (+0,3), Messina, Siracusa e Trapani (+0,2%) e Agrigento con una crescita nulla. Nel Mezzogiorno sara' Matera la provincia a crescere di piu' (dell'1,4%), grazie ai benefici derivanti dalla sua designazione a Capitale Europea della Cultura, seguita proprio da Crotone. A livello occupazionale, e' sempre Palermo a guidare la classifica con +0,9%, seguita dalle province di Catania e Messina (+0,5%), Trapani (+0,4%), Enna e Ragusa (+0,3%), Agrigento e Caltanissetta (+0,1%) e Siracusa con variazione nulla. A livello di macro-area continuera' a scendere il contributo del Mezzogiorno all'economia italiana; se nel 2000 il 24,7% del valore aggiunto nazionale era prodotto nelle regioni del Sud Italia, nel 2018 questo contributo si e' fermato al 22,8% con una stima per il 2023 fissata al 22,6%. Un crollo di oltre due punti percentuali in 20 anni, causa, ma anche effetto, delle negative dinamiche socioeconomiche registrate nel Mezzogiorno in questi anni, tra le quali il calo dell'occupazione (dal 46,3% del 2004 al 44,5% del 2018) e la crescente migrazione di giovani del Sud (negli ultimi 16 anni quasi 600.000).