Estorsioni a imprenditori in Lunigiana: sette arresti. A capo del sodalizio un uomo della cosca Cerra-Giampà-Torcasio di Lamezia

carabinieri2909 500Ci sarebbe Sergio Romano appartenente alla cosca di Lamezia Terme di Cerra-Giampà-Torcasio, a capo di un sodalizio che avrebbe messo in piedi un giro di estorsioni nei confronti di almeno tre persone, tra imprenditori e direttori di banca, nella Lunigiana. L'operazione dei carabinieri di Massa Carrara, coordinati dal pm Federico Manotti della Dda di Genova, ha portato a l'emissione di sette custodie cautelari, cinque in carcere e due ai domiciliari. L'accusa nei loro confronti è di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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Gli altri destinatari delle misure cautelari sono Giovanni Formicola (67, Portici), Carmine Romano (51, di Napoli), Massimo Di Stefano (57, di Catanzaro) e Fabrizio Micheli (46, Sassari). Ai domiciliari invece sono finiti Nicola Mari (35 di Massa) e Alessandro Puccetti (53, di Massa), dipendente della Provincia di Massa. Per non destare sospetti i 5 finiti in carcere avevano messo in piedi una società fittizia, la My Way di intermediazione al credito. "E' una delle prime operazioni - ha sottolineato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - che dimostra come a Massa vi siano infiltrazioni di soggetti provenienti da altre zone ad alta intensita' mafiosa che inquinano il tessuto economico locale".
Nell'inchiesta risultano indagate altre otto persone, oltre a quelle arrestate. Le accuse vanno dall'estorsione aggravata dal metodo mafioso alla truffa, fino alla spendita di monete false. Le indagini sono partite nel 2017 dopo la denuncia di un imprenditore che aveva subito minacce e ricatti dopo che aveva acquistato all'asta l'immobile di una amica del gruppo. Dalle indagini e' emerso anche che il gruppo aveva messo in piedi una serie di truffe coinvolgendo il direttore di una filiale del Mps di Massa. Il funzionario faceva avere piccoli prestiti alle persone presentate dal gruppo che usavano falsi documenti di identita' per poi non restituire nulla alla banca. Da complice il direttore si è trasformato pero' in vittima: gli arrestati gli hanno fatto credere che quelle persone lo avrebbero denunciato per truffa e che per metterli a tacere doveva pagarli. Il direttore ha cosi' versato in un anno quasi 100 mila euro. Un altro episodio riguarda un imprenditore costretto a versare quasi 7000 euro per un prestito ottenuto. Per convincerlo a dare i soldi il gruppo attua il cosiddetto 'cavallo di ritorno': si impossessano dello scooter fino alla consegna del denaro. Tutti gli episodi sono avvenuti a Massa. "Si tratta di criminali di spessore - ha sottolineato il comandante del nucleo investigativo di Massa Tiziano Marchi - che in un anno ha messo in piedi un giro di oltre 400 mila euro".
Massimo Di Stefano, Carmine Romano e Sergio Romano, inoltre, - secondo quanto emerge dall'ordinanza del gip – sarebbero dediti alla falsificazione di banconote e titoli di credito usando una tipografia di Massa (oggi posta sotto sequestro). I tre, secondo gli inquirenti, avrebbero stampato otto titoli di credito per un importo complessivo di 15 milioni.