Scorta per i giudici del processo "Aemilia"?

aemilia processo500Dopo il clima di tensione dei giorni scorsi, successivamente al pronunciamento della storica sentenza contro la 'ndrangheta in Emilia Romagna, potrebbe essere assegnata ai giudici di "Aemilia" la scorta. Lo riferisce "Il Resto del Carlino" che ricorda tra gli episodi che hanno infuocato il clima le urla di sfogo in aula di Vincenzo Iaquinta, il campione del mondo con la maglia della nazionale condannato a 2 anni per mancata custodia di armi, alle dichiarazioni dell'avvocato Carlo Taormina - difensore sia di Vincenzo sia del padre Giuseppe condannato a 19 anni per associazione mafiosa; il gesto di Francesco Amato, condannato a 19 anni, che lunedi' ha tenuto per otto ore in ostaggio quattro persone in un ufficio postale nella periferia di Reggio, dove si era barricato, per poi arrendersi. Coi familiari, che giunti sul posto, hanno applaudito il gesto inveendo contro la giustizia e le forze dell'ordine.

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Episodi che portano i giudici a sentirsi nel mirino. Dei tre togati, solamente Cristina Beretti e' sotto protezione per alcune minacce ricevute in passato (per questo fini' in manette qualche mese fa don Ercole Artoni), mentre Francesco Maria Caruso - presidente del collegio - e Andrea Rat non hanno la scorta. E proprio loro avrebbero confidato a persone loro vicine di non sentirsi al sicuro dopo il clamore che ha suscitato la sentenza. Il Prefetto Maria Forte ha ammesso che "sono in atto valutazioni a riguardo con un monitoraggio costante delle situazioni". Mentre ad invocare la misura e' il presidente dell'ordine degli avvocati del foro di Reggio, Franco Mazza: "Visto il clima sarebbe una cautela necessaria da adottare", ha sostenuto.

Intanto Francesco Amato, il condannato che martedi' scorso ha tenuto in ostaggio per otto ore con un coltello 5 dipendenti di un ufficio postale di Reggio Emilia, ha fatto sapere di voler parlare ma, non potendolo fare davanti ai giornalisti, si e' avvalso della facolta' di non rispondere. E' quanto ha deciso l'uomo e' arrivato questa mattina in tribunale per l'udienza di convalida dell'arresto che -svolgendosi in Camera di consiglio- era a porte chiuse. E' quindi il legale dell'imputato, l'avvocato Franco Beretti, a spiegare: "Francesco Amato si e' avvalso della facolta' di non rispondere, perche' chiedeva la presenza dei giornalisti in aula, cosa che ovviamente non e' possibile perche' si tratta di un'udienza in Camera di consiglio. Per cui la cosa si e' sostanzialmente fermata li'. Voleva parlare e vuole parlare. Non essendoci la possibilita' di farlo in pubblico ha detto: 'Io non parlo'". Amato deve rispondere delle accuse di sequestro di persona semplice e porto di armi, ma non a scopo di coazione. Un reato, dice Beretti, "strano perche' parte da sei mesi a otto anni pero' c'e' una forbice molto ampia da valutare sulla base della gravita' effettiva del fatto, che vedremo".