Scioglimenti, Bova: "Consiglio Regionale ha dovere di interrogarsi"

bovaarturonuova18apr"Lo scioglimento di cinque Comuni calabresi determinato dalle relazioni delle Commissioni d'accesso ministeriali - afferma il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta in Calabria, Arturo Bova - spalanca le porte ad una non più rinviabile riflessione politica. Riflessione che è obbligatoria e, ripeto, non più rinviabile in Consiglio regionale, dove la questione legalità non è stata ancora discussa".

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"Non che siano mancante le occasioni e gli spunti, sia chiaro: negli ultimi anni in Calabria è successo praticamente di tutto. Da guida politica della regione, il Consiglio regionale ha il dovere, non solo morale, di interrogarsi e di discutere degli attentati agli amministratori locali, delle operazioni antimafia condotte in tutte le province calabresi che sovente hanno coinvolto qualche rappresentante politico, delle intimidazioni ai giornalisti e, soprattutto, degli scioglimenti dei Consigli comunali giudicati a rischio infiltrazioni criminali. A quella che ritengo una positiva azione di governo, tanto da parte del Consiglio quanto da parte della Giunta regionale - prosegue Bova - ritengo necessario associare una ferma discussione sui temi citati e il determinarsi di conseguenza perché ai cittadini arrivi un segnale forte: non ci può essere alcuna tolleranza per l'illegalità e la criminalità organizzata. Di quanto evidenziato dalle Commissioni d'accesso che in questi anni si sono insediate nei Comuni poi sciolti, solo poche informazioni saranno rese note. Ma l'esperienza e la conoscenza degli uomini, in taluni casi, induce a pensare - sostiene ancora il Presidente della Commissione contro la 'ndrangheta - che alcuni provvedimenti che colpiscono la gestione politica di un ente pubblico non si abbattano su chi ha veramente una collusione con ambienti malavitosi. Che un Comune venga sciolto più volte negli anni, nonostante alla sua guida siano sempre cambiati i volti, di per sé, non restituisce la certezza che sia stato eliminato il rischio di infiltrazioni criminali: la storia ci ha insegnato che può cambiare tutto per non far cambiare nulla. Ma c'è anche la possibilità - aggiunge Arturo Bova - che non sia la politica il vero problema. C'è la possibilità che le infiltrazioni si annidino a livelli meno evidenti, magari tra chi ha il potere di determinare se una pratica sarà in cima o in fondo ad una pila di documenti, tra chi può decidere se un documento esiste o non esiste. Tra chi può scegliere quali siano i requisiti necessari ad un'impresa perché possa partecipare ad una gara d'appalto. Quanto alla politica - continua Bova - sarei un ipocrita a non riconoscere che a volte, è proprio attraverso essa che la criminalità si accredita nelle 'stanze dei bottoni' e determina le scelte. Ma proprio perché questo aspetto esiste, abbiamo l'obbligo di affrontarlo e mettere in piedi strumenti normativi che limitino al massimo la discrezionalità nella decisione, che vincolino politici e burocrati a seguire iter precisi e univoci, che gli spazi di manovra tra le pieghe delle direttive siano pressoché inesistenti. Tutto questo si può fare solo se si discute e si affronta, a viso aperto, la questione legalità. Lo dobbiamo ai calabresi, alle nostre famiglie, a noi stessi. È per questo che, di concerto con i componenti del gruppo dei Democratici Progressisti - conclude Arturo Bova - abbiamo deciso di depositare una richiesta di convocazione di una seduta di Consiglio regionale in cui discutere di questi argomenti".