Droga dalla Spagna all'Italia: a capo dell'organizzazione il calabrese Piscioneri, latitante a Malaga

cocaCocaina e hashish, in ingenti quantità, acquistato in Marocco e importato dalla Spagna all'Italia per essere commercializzato in prevalenza a Torino. Parla di questo l'indagine dei carabinieri del Ros che nelle scorse ore hanno eseguito dodici arresti, tra Italia e Spagna. Lo stupefacente arrivava in Italia nascosto in doppi fondi ricavati all'interno di autocarri o auto noleggiate o intestate a prestanome. A capo dell'organizzazione criminale legata alla 'Ndrangheta c'era Cosimo Piscioneri, 69enne originario di Caulonia (RC) ma trapiantato in Spagna, dove era latitante. E' stato arrestato in esecuzione di un mandato di arresto europeo. I carabinieri del Ros lo hanno fermato, in collaborazione con la polizia spagnola, a Malaga con il suo uomo di fiducia, Mario Antonio Di Giacomo, anch'egli latitante. L'operazione 'Bellavita' ha permesso ai carabinieri del Ros anche di accertare la disponibilità di armi da parte dell'organizzazione criminale.

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L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, era scattata nel 2012 e ha permesso agli investigatori dell'Arma di stabilire con certezza il coinvolgimento di Piscionieri, che all'epoca risiedeva da oltre vent'anni in Spagna, dove era già stato arrestato negli anni Novanta nell'ambito dell'indagine Elianto, conclusasi col sequestro nel Torinese di circa duecento chili di cocaina. Nella stessa operazione era stato arrestato Giuseppe Belfiore, fratello di Domenico, condannato come mandante dell'omicidio di Bruno Caccia, il procuratore di Torino ucciso in un agguato nel giugno 1983. Arrestato nel giugno 2014 in una clinica di Torremolinos, dove si era presentato sotto mentite spoglie, di Piscioneri i carabinieri del Ros ricordano anche l'amicizia di vecchia data con Rocco Schirripa, arrestato nel 2015 e condannato lo scorso luglio all'ergastolo come esecutore materiale dell'omicidio Caccia.

Nelle successive indagini, gli inquirenti vengono a conoscenza di un libro mastro custodito da Lupia, dove sono riportati con scrupolo i volumi di narcotico trattato, con singole partite di 300-400 kg di hashish. Nel prosieguo delle indagini il numero degli indagati aumenta. Tra questi, c'e' Antonio Squillace, incaricato di ritirare e trasportare in Spagna il denaro guadagnato con il traffico illecito. E ancora i fratelli Mauro e Sandro Brancadoro, a cui vengono affidati compiti logistici, entrambi in costante contatto con Piscioneri. Un primo colpo all'organizzazione viene inflitto nel maggio 2014, quando la polizia spagnola arresta a Malaga il latitante Mario Antonio Di Giacomo, uomo di fiducia di Piscioneri. Quest'ultimo, intanto, e' divenuto latitante in quanto destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Torino, dovendo scontare una pena di 15 anni per traffico internazionale di droga. Piscioneri viene arrestato in Spagna nel giugno 2014, all'interno di una clinica dove si era recato sotto falso nome. Senza il proprio leader, il controllo dell'organizzazione passa nelle mani di Cosimo Piscioneri, fratello di Rocco. Intanto a Torino i militari arrestano Marco Gianani, sorpreso in un appartamento del centro con tre pistole, munizioni e droga. Armi appartenenti al sodalizio criminale che Gianani avrebbe dovuto cedere a Lupia. Nel giugno 2015 Rocco Piscioneri, nel frattempo estradato in Italia, viene scarcerato a causa delle gravi condizioni di salute, morendo nel marzo di quest'anno.