Relazione DIA: “Così ‘ndrangheta e area grigia gestiscono le risorse pubbliche”

DIA21APR"La componente apicale segreta ha permesso alla 'Ndrangheta, attraverso la condivisione di comuni obiettivi con la cosiddetta area grigia, di poter manovrare ingenti capitali e di praticare una sistematica opera corruttiva, tale da influenzare le scelte amministrative e acquisire consistenti risorse pubbliche". E' quanto afferma la Dia nella relazione al Parlamento, definendo la mafia calabrese "un fenomeno complesso, strettamente correlato alla corruzione". Si tratta di "un'organizzazione chiaramente di tipo mafioso, segreta, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli, provvista di organismi di vertice e allo stesso tempo ramificata nella società calabrese e non solo, presente e operante in forma unitaria sul territorio della provincia di Reggio Calabria, sul territorio nazionale ed all'estero; costituita da numerosi locali, caratterizzata da strutture distaccate a carattere intermedio, articolata in mandamenti e dotata di un organo collegiale di vertice". E' stata dimostrata "l'esistenza di un comitato d'affari, composto da dirigenti, funzionari pubblici e imprenditori, capace di gestire la macchina amministrativa comunale nell'interesse della 'Ndrangheta che riusciva a orientare, aggirando ed eludendo la normativa antimafia, la concessione di appalti multimilionari e la gestione delle risorse.

 

Un'organizzazione mafiosa - osserva la Dia - versatile, opportunista, affarista, oggi proiettata all'accumulazione rapida della ricchezza con operatività diversificate che, conscia di poter manovrare ingenti capitali ed influenzare le scelte amministrative, ha molto attenuato soprattutto fuori dai territori d'elezione le tradizionali manifestazioni violente di potere".

 

La 'ndrangheta non e' piu' "un insieme di cosche 'monadi', ma un tutt'uno solidamente legato, con un organismo decisionale di vertice ed una base territoriale". Lo afferma la Dia nella relazione relativa al primo semestre 2016 pubblicata oggi. Al vertice di questa struttura gerarchicamente organizzata secondo la Dia "si pone il cd. 'crimine' o 'provincia' sovraordinato a quelli che vengono convenzionalmente indicati come 'mandamenti', che insistono sulle tre macro aree geograficamente individuabili nella 'ionica', 'tirrenica' e 'centro'". Da questi assetti viene fuori "una struttura dalla duplice faccia: una moderna, fluida, versatile ed in grado di aggiornarsi e cogliere ogni occasione di profitto, l'altra dal carattere arcaico, fatta di regole, gradi, prassi, formule, giuramenti, santini e sangue, che unisce e rinsalda il sistema". La Dia sottolinea che "e' su questa bivalenza - solo apparentemente contraddittoria - che si e' consolidato il percorso di affermazione e radicamento della 'ndrangheta, la cui ascesa rapidissima la colloca, ora, tra le piu' temibili mafie a livello internazionale". La mafia calabrese prospera grazie a un "connubio tra cosche e professionisti, specie di quelli operanti in settori ad alta redditivita' - come la grande distribuzione, l'immobiliare e quello turistico-alberghiero - e i forti addentellati con esponenti della pubblica amministrazione", ma continua a mantenere come "principale fonte di finanziamento", il traffico internazionale di stupefacenti, e "una pressante azione usuraria ed estorsiva".

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Nella gestione del business della droga, "l'asse di Cosa Nostra con 'Ndrangheta e Camorra, talvolta sotto forma di vere e proprie joint-venture, risulta ancora più consolidato e testimonia assidue interlocuzioni trasversali tra consorterie di diversa estrazione, spesso con il coinvolgimento di criminali stranieri". A sottolinearlo è la Dia nella relazione al Parlamento. Dal rapporto emerge che "resta alta la proclività che la criminalità organizzata siciliana esprime verso il business degli stupefacenti, gestito direttamente da sodali o personaggi che le sono contigui, in quanto moltiplicatore di capitali, i cui cospicui utili vengono reinvestiti in attività anche lecite. Si tratta, infatti, dell'affare per eccellenza, quello più remunerativo e con un inesauribile bacino di utenza, visto che la domanda non denota flessioni e continua a garantire spazi di ingerenza a tutta la criminalità, più o meno strutturata". In ogni caso, "le estorsioni restano, comunque, lo strumento attraverso il quale le consorterie mafiose manifestano maggiormente il loro potere coercitivo e intimidatorio su collettività e mercati, nonché su settori nevralgici delle pubbliche amministrazioni. D'altra parte - osserva la Dia -si registra una maggiore inclinazione a denunciare, frutto delle campagne di legalità, di una generale crescita della coscienza civica e di una rinnovata interpretazione del diritto di cittadinanza, grazie al corale impegno delle istituzioni ed all'efficace azione repressiva, oltre che al supporto di associazioni antiracket e di categoria".