Il Pd calabrese e la scissione: tra fedelissimi, regie occulte e Oliverio indeciso

pdtarga 500La crisi del Pd si riflette anche sulla Calabria, Regione nella quale il partito è al governo, ma al momento sembra prevalere la cautela sull'ipotesi di scissione, annunciata ma ancora non formalizzata, anche in vista della direzione nazionale di domani.

Poche le prese di posizione ufficiali.

Da un lato i renziani, come riporta l'Agi, possono contare sulle dichiarazioni di Ernesto Magorno, segretario regionale del Pd e deputato, fedelissimo dell'ex premier, che subito ha confermato la sua scelta: "Non posso che essere anche io "esterrefatto e amareggiato" - ha detto in riferimento alle posizioni dei bersaniani - per i toni assurdi e per le posizioni assunte da una minoranza che sta dando sempre piu' prova di grande irresponsabilita' e immaturita' politica".

Sull'altro fronte sono note le posizioni di Nico Stumpo, deputato molto vicino a Pierluigi Bersani, secondo il quale "la relazione di Renzi non lascia spazio alla discussione" e della senatrice Doris Lo Moro, in predicato per il ruolo di capogruppo a Palazzo Madama del nuovo movimento in caso di costituzione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Lo Moro ha dichiarato che la costituzione di gruppi autonomi appare ormai "inevitabile", indicando l'ex premier Renzi come principale responsabile della situazione. In attesa di ulteriori passi in avanti e di scelte sia tra i parlamentari che tra i consiglieri regionali, particolare attenzione e' rivolta anche alla scelta di Mario Oliverio, presidente della Regione, che nelle ultime ore ha provato a lanciare appelli all'unità.

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Se una prima lettura politica aveva indicato come possibile l'adesione di Oliverio alla pattuglia dei dissidenti, le ultime "voci" parlano di un governatore piu' riflessivo e per nulla convinto di dover abbandonare il Pd. Oliverio non e' renziano, ma non ha mai formalmente aderito neanche alla corrente bersaniana. Decisiva, a questo punto, sara' la direzione di domani, quando si prevede che, sciolti gli ultimi dubbi, ci sara' chi scegliera' ufficialmente la via della scissione o confermera' la permanenza nei democratici.

In questo marasma la nota inviata dall'ufficio stampa del segretario regionale del Pd Magorno, senza una paternità.

"Non si può non condividere l'intervento di Paolo Mieli sul Corriere della Sera. Gli scissionisti sono quelli che se ne vanno. Lo afferma il(dimmi il nome del firmatario)". E' quanto si legge letteralmente nella nota erroneamente inviata e non ancora attribuita ad un esponente del Pd.

"Questa scissione ha un unico grande regista: Massimo D'Alema, ovvero il capo di chi vuole una sinistra ortodossa e minoritaria, perdente. Altro che centrosinistra! La fuoriuscita di questo gruppo minoritario che è sempre andata contro il lavoro del Segretario, Matteo Renzi, è la scissione dei nostalgici del trapassato remoto. Chi guida questo gruppo, Massimo D'Alema, passerà alla storia come il personaggio che ha affossato Prodi al Governo e alla Presidenza della Repubblica, che ha affossato Veltroni e siglato il patto della crostata con Berlusconi! È la scissione del ricatto e dei rancori di chi aveva ridotto il PD al 25% e aveva paura di confrontarsi e poi perdere il Congresso."

"E-conclude la nota-giova sottolineare ciò che ha sottolineato Mieli: la scissione non premia gli scissionisti. I fatti confermeranno questo principio."