L'allarme della DIA: "Ndrangheta si insinua nelle carceri in Sardegna trattando coi reclusi"

carcere500"La presenza negli istituti penitenziari sardi di soggetti affiliati alla 'ndrangheta non e' da escludere possa favorire contatti con esponenti della criminalita' locale anch'essi sottoposti a regime detentivo". È la Dia, la Direzione nazionale antimafia a lanciare l'allarme sulla situazione delle carceri della Sardegna e sul pericolo di infiltrazioni mafiose nel tessuto criminale isolano. Nella relazione dell'organismo investigativo alla Camera, si legge: "Anche l'esecuzione di appalti pubblici nelle diverse province sarde, soprattutto nel settore delle infrastrutture stradali e del risanamento idrogeologico, potrebbe tendenzialmente attrarre gli interesse dei gruppi criminali calabresi". Dalle relazioni degli organismi competenti "emergono due elementi significativi che vanno posti in evidenza: il primo attiene alla indubbia conferma dei collegamenti tra le strutture criminali locali con gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso, in particolare modo con la "ndrangheta" calabrese, il secondo riguarda alcuni cambiamenti nel "modus operandi" di alcune organizzazioni indigene, nello specifico settore delle sostanze stupefacenti". "Emergono fatti emblematici - sostiene Pili - : il rischio infiltrazioni mafiose in Sardegna è altissimo. L'impatto di quel piano di trasferimenti nell'isola rischia di diventare devastante considerato che in Sardegna sono stati dislocati oltre i 50% dei detenuti inquisiti e condannati per reati legati all'associazione di stampo mafioso, compresi quasi 100 detenuti in regime di 41 bis. Il trasferimento dei detenuti più pericolosi negli istituti penitenziari sardi comporta problemi devastanti per il grave pericolo legato alle infiltrazioni mafiose e camorristiche in Sardegna. Tutto questo sta avvenendo nel più totale silenzio delle istituzioni, da quelle nazionali che regionali".

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