Processo Aemilia a porte chiuse? ODG: "No bavagli"

Ogni tentativo di imbavagliare la liberta' di informazione "va respinto con la massima determinazione. Anche su questo e' in gioco la nostra democrazia". Lo afferma il presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, Antonio Farne', commentando l'appello formulata ieri dagli imputati del processo Aemilia contro la 'ndrangheta in corso a Reggio Emilia, affinche' il dibattimento processuale si svolgesse a porte chiuse. "Il giornalista ha il dovere di informare senza essere soggetto ad autorizzazioni o censure. Lo sancisce in maniera inequivocabile la nostra Costituzione, segnatamente all'articolo 21. E cosi' come il giornalista ha il dovere di informare, il cittadino ha il diritto di essere informato", ricorda Farne'. Per questo "consapevoli del nostro ruolo civile, continueremo a seguire il processo, con l'unico obiettivo di raccontare la verita'. Un rigore professionale che, evidentemente, da' fastidio a qualcuno. Non importa, la liberta' di informazione non e' asservita ad alcun potere". Dall'Ordine "un grazie e un incoraggiamento sinceri va pertanto ai colleghi della stampa reggiana che fin dall'inizio seguono il processo Aemilia. Il loro impegno e la loro professionalita' non avranno battute d'arresto. Ne siamo certi".

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Sulla richiesta degli imputati il presidente del collegio giudicante Francesco Caruso si esprimera' domani, giorno di apertura del "viaggio legale", iniziativa di tre giorni per la legalita' promossa dalla Cgil. In particolare, in occasione dell'arrivo della Mehari di Giancarlo Siani, cronista vittima della camorra, il segretario della Cgil dell'Emilia-Romagna Luigi Giove sara' (dalle 9.30) all'udienza del processo Aemilia. Alle 14.30 nella sede della Camera del Lavoro reggiana si svolge invece il seminario "la penetrazione della 'ndrangheta al Nord: l'economia illegale, lo sfruttamento del lavoro". L'evento e' promosso dalla Cgil nazionale, dell'Emilia-Romagna, della Lombardia e della Calabria, con l'obiettivo di approfondire i riflessi economici, sociali e sul lavoro della penetrazione della 'ndrangheta nel nord Italia, avvenuto nell'arco di alcuni decenni. Tra i relatori anche il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato.