Processo Aemila, imputati vogliono i giornalisti fuori. La protesta del M5S

processo aemiliaGli imputati del maxi-processo di 'Ndrangheta 'Aemilia', in corso da dieci mesi a Reggio Emilia, chiedono che il dibattimento si celebri di fatto a porte chiuse, senza giornalisti e scolaresche. La richiesta, con riferimento ad un "linciaggio mediatico" cui sarebbero sottoposti, è stata fatta per conto anche di altri da Sergio Bolognino, ritenuto dall'accusa uno dei capi dell'organizzazione di tipo mafioso. I giudici si pronunceranno nelle prossime udienze, ma intanto il processo è proseguito con pubblico e media presenti. Intanto sul tema ha preso posizione il Movimento 5 Stelle, con una nota firmata dal senatore Luigi Gaetti, vicepresidente della commissione antimafia, da Giulia Sarti, capogruppo M5S in commissione antimafia e dalla deputata Maria Edera Spadoni: "Alla loro arroganza rispondiamo con un 'No' grande una casa e rilanciamo la richiesta della diretta online di tutte le sedute".

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Di una richiesta "molto pericolosa", ha parlato poi Gianluca Sassi, capogruppo in Regione Emilia-Romagna del M5S "Il loro tentativo - ha detto - è chiaro: quello di mettere il bavaglio a chi fin dall'inizio del processo sta raccontando i fatti, gli intrecci e i dettagli del radicamento della mafia e della criminalità organizzata a Reggio e in Emilia. Per questo rimandiamo al mittente questa assurda proposta, ribadendo la necessità che il processo si svolga a porte aperte e che anzi, ai giornalisti e ai blogger che stanno raccontando la verità processuale, sia garantita l'adeguata sicurezza e tutela. Non vorremmo che questa richiesta non sia altro che un modo per intimidire e minacciare chi ha solo il dovere di raccontare la verità".