Tangenti su Grandi Opere, l'intercettazione choc: "Amianto non è problema, tanto malattia arriva tra trent'anni"

intercettazioni500bisLa presenza di amianto nei cantieri del Terzo Valico, l'alta velocità ferroviaria Genova-Milano, non era un problema per l'ex direttore generale del Consorzio Cociv che realizza l'opera, Ettore Pagani.

"Tanto la malattia arriva tra trent'anni", diceva a un dipendente. L'intercettazione choc, come raccontato da La Stampa e Il Secolo XIX, è stata registrata dalle cimici piazzate dalla guardia di finanza di Genova nel corso dell'inchiesta che lo scorso ottobre ha decapitato i vertici di Cociv "amiche". Ai domiciliari era finito lo stesso Pagani scoprendo un giro di mazzette in cambio di appalti a ditteinsieme ad altre 20 persone tra imprenditori e vertici del consorzio. La frase risale al 2015 quando durante i lavori emergono tracce di amianto.

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I residenti del basso Piemonte e della Liguria iniziano a protestare per la presenza della fibra che causa il mesotelioma. Ma l'allora direttore generale non se cura affatto, anzi. "Il primo che si ammala è un casino", dice l'interlocutore di Pagani che è in fase di identificazione, riferendosi agli operai, ma il manager risponde: "... la malattia arriva fra 30 anni".

Nel mirino degli inquirenti di Genova ma anche di Roma sono finiti non solo i lavori del Terzo valico ma anche quelli della Salerno-Reggio Calabria e la People mover di Pisa, la navetta su rotaia per collegare l'aeroporto con la stazione centrale.

Sarebbe stato l'ingegnere Giampiero De Michelis il vertice di quella organizzazione scoperta nell'operazione "Amalgama" che ha svelato il giro di corruzione nella realizzazione delle grandi opere pubbliche.

Questi era fino al 2015 direttore dei lavori nell'ambito delle tre opere pubbliche interessate. Il suo socio di fatto, era invece Domenico Gallo, imprenditore calabrese considerato da tempo un nome noto delle costruzioni stradali. Insieme a loro, lavoravano per il medesimo obiettivo, altre 9 persone, fra cui alcuni funzionari del consorzio Cociv.

De Michelis avrebbe obbligato le ditte vincitrici della commessa a spezzettare i lavori in diversi subappalti, da assegnare a ditte da lui indicate, pena un certosino lavoro di verifiche e controlli, sinonimo di costi aggiuntivi, ritardi e penali. In altri casi invece, l'opera di corruzione avveniva a monte, durante le gare bandite dal general contractor.