Delitto Caccia: per la difesa prove illegittime

La difesa di Rocco Schirripa, il panettiere di 64 anni accusato di essere l'esecutore dell'omicidio del 1983 del procuratore di Torino Bruno Caccia e finito al centro nei giorni scorsi di un errore procedurale della Procura di Milano, ha presentato ricorso in Cassazione contro l'ordinanza con cui una settimana fa il gip di Milano ha convalidato il fermo e disposto per lui una nuova misura cautelare in carcere. Giudice che nel provvedimento ha spiegato, in sostanza, che, malgrado il vizio procedurale, quasi tutte le prove a suo carico sono valide. I difensori di Schirripa, i legali Basilio Foti e Mauro Anetrini, hanno deciso di "saltare" il Tribunale del Riesame di Milano e ricorrere direttamente in Cassazione contro l'ordinanza sostenendo, invece, la "illegittima raccolta ed utilizzazione delle prove". L'errore procedurale dei pm, che non avevano chiesto la riapertura delle indagini non essendo a conoscenza di un fascicolo archiviato, ha portato il 30 novembre scorso all' azzeramento del processo in cui Schirripa era già imputato.

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La "quasi totalità delle intercettazioni ambientali" dell'inchiesta tranne una, infatti, ha scritto il gip Stefania Pepe nell'ordinanza, sono "pienamente utilizzabili" e quindi, malgrado l'errore procedurale che si è verificato, resta fermo un "grave quadro indiziario" a carico del panettiere che sarebbe stato un "esponente" della 'ndrangheta. Nell'ordinanza il gip aveva ricostruito tutti i passaggi avvenuti dopo l'errore della Procura che, non accorgendosi dell'esistenza di un precedente fascicolo a carico dell'uomo (archiviato nel 2001), non aveva chiesto la riapertura delle indagini. E ciò ha portato all'azzeramento del processo e al ritorno alla fase delle indagini. Il gip, inoltre, seguendo la linea del pm Marcello Tatangelo, ha messo in luce come tutte le prove raccolte fino al 25 novembre 2015, giorno dell'iscrizione nel registro degli indagati di Schirripa, restino, in ogni caso, valide. Per la difesa, invece, le prove a carico dell'uomo, proprio a seguito del vizio procedurale che è venuta a galla, non esistono più, non potevano essere raccolte all'epoca né utilizzate, né prima né ora, anche perché "tutte le indagini, senza la richiesta di riapertura prevista, non potevano essere fatte". Da qui il ricorso in Cassazione dei legali che proprio oggi, prima di depositare l'atto, hanno incontrato il loro assistito in carcere. Intanto, a breve Schirripa potrebbe tornare a processo dopo che la Procura avrà chiesto e ottenuto il giudizio immediato.