Delegazione internazionale UNICEF dopo 70 anni in Calabria per incontrare il Garante per l'Infanzia e l'adolescenza della Regione

delegazioneunicefIl Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha ricevuto, questa mattina, a palazzo Campanella, una delegazione internazionale dell'UNICEF, accompagnata dal presidente provinciale di Reggio Calabria Pietro Marino, della quale facevano parte la francese Rose Anne Papavero, dell'Ufficio Centrale Rifugiati e Migranti, e da Sabrine Avakian, armena, dell'ufficio Programmi di protezione.

Tanti i temi trattati nel corso dell'incontro. Primo fra tutti, il fenomeno dell'immigrazione, soprattutto minorile, rispetto al quale si stanno palesando indiscutibili carenze strutturali nei centri di 1° e 2° accoglienza della Regione, che limitano le possibilità della Calabria di dare una risposta adeguata a quella che non è più un emergenza, ma un problema da affrontare quotidianamente, a causa dei continui e ripetuti arrivi di migranti nei porti della regione.

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Una situazione che i delegati dell'UNICEF hanno definito allarmante. Presto sarà presentato un progetto congiunto, UNICEF-Ufficio del Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza della Regione Calabria che coinvolgerà tutti i Sindaci e i rappresentanti istituzionali del territorio calabrese.

Altro aspetto discusso nell'incontro, le carenze strutturali della Calabria, soprattutto nei servizi che riguardano la sanità ed i trasporti. Difficoltà che impediscono a molti ragazzi di socializzare, di sviluppare il loro bagaglio culturale, arricchire la loro crescita civile, mancando aree e centri per attività ludico-ricreative, e di partecipazione.

Infine, il fenomeno della pedofilia. Nel corso della discussione sono stati stigmatizzati gli indugi mediatici che hanno caratterizzato la vicenda della ragazza tredicenne oggetto di violenza a Melito Porto Salvo. Tutti hanno concordato sulla necessità di intervenire sui bambini, sin dai primi anni di scuola, con campagne di sensibilizzazione per una consapevole acquisizione del "sé" sessuale.

E' stato un confronto serrato che ha visto Garante e rappresentanti dell'UNICEF convergere sulla necessità di intervenire sulle diverse dinamiche minorili, proponendo soluzioni e interventi.

"Questo incontro chiude tre giorni di visite e verifiche anche nei centri di accoglienza di Reggio Calabria – ha affermato Pietro Marino – presidente provinciale UNICEF – Dopo il proficuo confronto con il Prefetto Michele Di Bari e l'assessore comunale all'inclusione Giuseppe Marino, abbiamo incontrato i ragazzi ospiti di queste strutture per comprendere meglio i loro bisogni e le loro necessità".

"E' stato un momento importante – ha ancora detto Marino – perché si sono poste le basi per avviare un nuovo percorso per affrontare meglio il fenomeno dell'immigrazione minorile. Nonostante la buona volontà, l'impegno delle istituzioni locali, la situazione dei centri di prima accoglienza per minori a Reggio Calabria è al limite del collasso. Servono interventi adeguati. L'UNICEF è, come sempre, in prima linea. E' pronta a fare la propria parte con progetti di cooperazione. E' la prima volta dopo 70 anni – ha concluso il presidente Pietro Marino – che l'UNICEF torna fattivamente in Italia, e cosa più importante a Reggio Calabria. Ed è un dato che va assolutamente sottolineato".

"Sono particolarmente orgoglioso dei risultati di questo incontro con la delegazione UNICEF – ha commentato in chiusura Antonio Marziale – che ha scelto Reggio Calabria, la Calabria, dopo 70 anni di assenza, per riannodare le fila di un discorso, quello della tutela effettiva dei minori, interrottosi negli anni a causa di una inadeguata considerazione che, purtroppo, le istituzioni nei decenni trascorsi hanno favorito".

"Le emergenze del nostro territorio – ha ancora detto Antonio Marziale – sono tante ed abbisognano di risposte perché dietro ogni problema c'è un bambino che soffre. D'altro canto, con l'UNICEF della provincia reggina, presieduto dall'amico Pietro Marino e con il coordinatore regionale Francesco Samengo, fin dai primi istanti abbiamo posto le basi per un rapporto che sia meno protocollare possibile e più operativo".