Foti (FI): "Sud ancora in emergenza, basta bugie"

"Le recenti polemiche sull'interpretazione degli ultimi dati Istat, secondo i quali nel 2015 il Mezzogiorno ha registrato il primo recupero del Pil dopo sette anni di cali ininterrotti, oltre che un recupero anche sul fronte occupazionale, credo siano l'emblema dell'ennesimo tentativo di fornire ai cittadini una percezione distorta della nostra realtà. Non sorprende pertanto, che dopo i primi facili entusiasmi, si sia acceso un animato confronto sull'interpretazione dei numeri diffusi". E' quanto dichiara in una nota il Vice Coordinatore di Forza Italia Calabria Nino Foti.

"Nonostante anche le recenti anticipazioni del rapporto Svimez sembrano andare nella medesima direzione, aggiunge Foti, è bene infatti non farsi trascinare da valutazioni superficiali che non possono essere esaustive rispetto alla reale situazione nella quale si trova il Mezzogiorno e in particolare la Calabria. Risulta difficile credere all'ipotesi di un repentino cambio rotta quando, rispetto ad una questione estremamente difficile, e che, lo ricordo, coinvolge oltre venti milioni di italiani, non c'è stato, da parte del Governo alcun intervento sostanziale".

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"Non è infatti cambiata la politica degli investimenti, non ci sono stati interventi netti che avrebbero potuto incidere sul taglio delle tasse e non vi è stata una variazione nella politica economica del nostro Paese tale da far percepire alle famiglie un aumento consistente del reddito disponibile. Persiste invece tutt'ora, nei nostri territori, una condizione, che in Calabria è particolarmente accentuata, di acuta emergenza sociale e lavorativa, che coinvolge e travolge i giovani e le fasce più deboli della popolazione, più che raddoppiate nei sette anni di crisi. Anche se vorrei essere smentito, aggiunge Foti, credo purtroppo che siamo di fronte a delle rilevazioni molto distanti della realtà, che tengono conto degli effetti palliativi dovuti a misure assistenzialistiche e di natura temporanea e i cui risultati andranno ad esaurirsi nel breve periodo.
Misure alle quali questo Governo degli annunci e degli spot continua a ricorrere, facendole passare come la panacea di ogni male e scontrandosi, fortunatamente, con un'opinione pubblica che ad oggi sembra aver preso più coscienza delle politiche inconsistenti attuate fin'ora. Esiste tutt'oggi infatti, un Paese che viaggia a due velocità, nel quale intenzionalmente si continua a posticipare la programmazione della crescita di una parte, pur sapendo che l'approccio adottato fin'ora non è quello corretto. Non si capisce o non si vuol capire invece, che se non riparte il Sud non può ripartire l'intera economia del nostro Paese. Se proprio si vuole prendere in considerazione in modo razionale i dati che stanno venendo fuori in questi giorni, continua Foti, si può ragionare in termini di potenzialità inespresse relativamente ai diversi settori. Se l'agricoltura e il turismo, che secondo le rilevazioni Istat hanno "trainato" la ripresa economica del mezzogiorno, hanno dato flebili segnali di vita seppur sollecitati solo da misure occasionali e non strutturali, vuol dire che c'è un enorme potenziale che aspetta di essere realmente valorizzato, anche se questo non basterebbe comunque. Nonostante i trionfalismi a cui sovente si lascia andare questo Governo, i livelli di occupazione nelle Regioni meridionali restano infatti lontanissimi dai livelli pre-crisi e il settore industriale è ancora fermo, mentre al nord è proprio l'industria che si è rimessa in moto. Paradossalmente quindi il divario produttivo fra le due parti del Paese si è addirittura accentuato. Basta pensare ad esempio che gli 11 progetti che saranno finanziati da Bruxelles con la fase II del Piano Juncker escludono completamente la Calabria e tutto il Sud, visto che sono relativi ad opere da realizzare nel centro Nord. Un dato significativo e non di poco conto se si considera che solo otto degli undici progetti approvati si stima siano in grado di attrarre anche investimenti privati per circa 4,8 miliardi di euro e che le risorse mobilitate avranno importanti ricadute sul piano occupazionale creando fino a 3.200 nuovi posti di lavoro. In tutta questa situazione, conclude Foti, è chiaro ed evidente come ci siano delle grandi responsabilità politiche da parte di chi è al momento al Governo, che si manifestano nel silenzio complice e responsabile nel quale si assiste al continuo depauperamento del nostro territorio oltre che nell'inefficienza grave delle azioni amministrative messe in campo. Anche per questo è necessario lavorare duramente per la costruzione di un'alternativa politica in grado di misurarsi sulle proposte e sui contenuti. Bisogna partire dagli errori fatti e dare dimostrazione di maturità, affinché si possa riuscire a rappresentare la risposta a quella parte sana delle forze moderate del nostro Paese che non si sentono più rappresentate nelle nostre istituzioni. E bisogna farlo nel più breve tempo possibile perché, come abbiamo visto, nonostante si cerchi di raccontare un'altra storia, di tempo ne abbiamo già perso troppo".