“Soffia nel vento”: dal diario di bordo di “Sguardi di strada” #NoiFunder35

Soffianelvento1"Il nove maggio? Si va a Cinisi.

Dal 2011 l'Osservatorio sulla ndrangheta e il Teatro Proskenion sono sempre stati presenti alle manifestazioni in ricordo di Peppino Impastato. La lunga amicizia che ci lega a Casa Memoria è fatta di azioni concrete: dai convegni con i massimi esperti su mafia e ndrangheta ai percorsi laboratoriali nelle scuole, fino alla costruzione di progetti comuni che – grazie al prezioso sostegno della Fondazione CON IL SUD - hanno avuto il pregio di trasformare la casa di famiglia in una Casa–Museo e di colorare il percorso dei cento passi con le "pietre d'inciampo".

Grazie ad un'intuizione che è stata fortemente apprezzata dal Presidente della Repubblica, abbiamo lavorato in sinergia con Casa Memoria affinché venisse apposto sulla casa natale di Peppino Impastatoil primo vincolo quale "bene culturale, testimonianza della storia collettiva e simbolo della lotta contro la mafia".

Ora che anche l'ex Casa Badalamenti è diventata un luogo di aggregazione giovanile e nuova sede di Rete 100 passi (erede della famosa Radio Aut), e che il numero di visitatori è incrementato notevolmente negli ultimi anni, possiamo ritenerci almeno in parte soddisfatti degli sforzi profusi e della tenacia con cui abbiamo creduto e crediamo nella forza dirompente della storia di Peppino sulle nuove generazioni.

C'è qualcosa che ancora manca.

Soffianelvento2L'anno scorso al corteo c'erano solo un centinaio di persone, molte di queste non erano di Cinisi. Quest'anno un professore bresciano, Mario Bruno Belsito, decide che un fiume di studenti devonoinvadere il corteo. Dagli istituti superiori lombardi, calabresi e siciliani arrivano adesioni entusiaste.

Quando a fine febbraio incontriamo Giovanni Impastato e Daniela Pizzo, Vincenzo ha già le idee chiarissime su quello che sarà il nostro ruolo nelle iniziative in programma per il 9 maggio di quest'anno.

Vogliamo che i ragazzi rivivano il volto più solare e scherzoso di Peppino animando il corteo come gli artisti di strada sanno fare: trampoli, giocoleria, percussioni e personaggi fuori dal comune che si mescolano alla folla per diffondere messaggi di "resistenza culturale". E vogliamo altresì far sentire la nostra voce durante il presidio al casolare dove venne ammazzato Peppino, con una performance teatrale ispirata alle molteplici dimensioni della vita socio-culturale e politica che hanno caratterizzato il suo attivismo.

Calendario alla mano e telefono all'orecchio, Vincenzo pianifica il lavoro dei due mesi successivi.

Le nostre scrivanie vengono sommerse dagli scritti di Peppino, le sue poesie, le voci e la musica di radio Aut, il ricordo del fratello, dei compagni e della madre Felicia.

Nella sala di sopra io, Egizia ed Alessandraveniamo ammaliate dai racconti di Nino che ci catapultano nel clima del '68 delle rivolte studentesche, della la lotta di classe, di cosa voleva dire fare politica allora, e di quanto le proteste del '78 fossero diverse nella tipologia di linguaggi scelti per comunicare. Alessandra intona una canzone di Rosa Balistreri mentre dal giardino arrivano il frastuono dei tamburi, della grancassa e la voce di Peppe (musicista dell'orchestra del Cilea e insegnante di musica) che con grande professionalità e una buona dose di pazienza riesce nell'intento di far andare a ritmo le bacchette dei ragazzi di Croce Valanidi.

E poi ecco che si avvicina l'inconfondibile voce roca di Giulio, artista di strada aquilano, che con grande caparbietà riesce a costruire una coreografia per Alberto, Natale e Salvatore, i nostri giovani trampolieri. Ci riesce anche grazie all'aiuto dell'insostituibile Antonella. È tosta. È lei che ha insegnato loro ad andare sui trampoli e che li accoglie quasi ogni giorno all'Osservatorio. Li ha visti crescere e sa che ce la faranno. Le regole sono rigide e le prove faticose e lunghe ma il risultato è davvero sorprendente!

Ma non è finita. Ci sono anche le divertentissime gag di Peppe, Manuel e Paola sapientemente diretti da Vincenzo. Tempi comici, ritmo. Fare ridere non è per niente semplice! Ma i ragazzi apprendono con grande rapidità.

E per affiatare ancor di più il gruppo, i ragazzi partecipano ai workshop di movimento creativo di Giovanni. Comunicare tramite il corpo, essere più consapevoli delle proprie potenzialità, dei propri talenti, avere più fiducia in sé stessi e rispetto degli altri sono solo alcuni degli obiettivi di questo tipo di attività.

Nel frattempo lo spettacolo in onore di Peppino prende forma, con la regia di Vincenzo e Nino e sotto lo sguardo curioso degli abitanti del quartiere che ci osservano mentre "cerchiamo" i nostri personaggi, e di chi ci vede "danzare" con le bacchette dei tamburi in mano o urlare i nostri testi nel giardino dell'Osservatorio.

Nella settimana che precede il 9 maggio all'Osservatorio accade qualcosa di straordinario.

Il centro di arti performative "Sguardi di strada" prende forma.

Il profumo di pop-corn e il rumore del passo deciso dei ragazzi mentre salgono e scendono le scale ci accompagnano mentre scriviamo gli ultimi bigliettini con le poesie che regaleremo alle persone durante il corteo. Si susseguono giornate infinite in cui dopo le prove spesso ci ritroviamo a riflettere sul significato del nostro lavoro, sull'impatto che ha, sulle difficoltà, gli ostacoli.

Nel turbinio della preparazione per le prove generali, osservo Vincenzo mentre con tocco delicato dipinge di rosso le guance di Peppe, uno dei ragazzi. Si guardano e si sorridono. E penso che è proprio quel sorriso che ci dà la forza di andare avanti.

Il cielo è grigio il sabato prima della partenza. Il vento soffia forte. Ma dobbiamo fare l'ultima prova. Maria prende posto in una sedia in mezzo al giardino.È importante per noi avere un suo punto di vista, e lei ricambia subito individuando quello che completa i nostri personaggi: il mio è un trucco bianco da maschera di tragedia e pierrot -ho la responsabilità di rappresentare la resistenza di mamma Felicia- Egizia ha le guance rosse da imbonitore e "domatore", ai musicisti chiede di indossare occhiali da sole anni '70, provocatori e un po' inquietanti, che si confanno al costume volutamente pacchiano di Nino, il "mafioso" della situazione.

Giulio e i ragazzi ci guardano in silenzio.

Poi ci spostiamo fuori dal cancello e le parti si invertono. Siamo noi a fare da pubblico ai nostri giovani acrobati. Sappiamo che quello che hanno creato è molto più che una coreografia sui trampoli.

Il tempo di una foto ricordo e poi via tutti a nanna ché l'indomani la sveglia è all'alba.

Direzione Palermo.

L'ospitalità del sud mi ha sempre stupita. Questa volta ancora di più. Scarichiamo i bagagli nell'appartamentodi Cinisi. A me pare ci siano cibarie per svariate settimane. Pomodorini, melanzane, zucca sott'olio prodotti dai genitori di Antonella, torte salate, focacce e pane fatto in casa che ci hanno regalato i parenti dei ragazzi. Casse di pomodorini e di nespole!

Prima di addentare tutto questo ben di Dio, Vincenzo spiega ai ragazzi chi era Peppino e qual è il senso di fare memoria e della nostra partecipazione a questo evento.

Lo fa con quel suo modo coinvolgente che riesce a catturare, almeno per qualche minuto, la loro attenzione.

Ecco, è arrivato il grande momento. Il 9 maggio.

Ci trucchiamo e ripetiamo l'ultima volta le battute proprio dentro il casolare mentre il fratellodi Peppino dà il via alle celebrazioni e passa la parola ai presidi delle scuole presenti.

300 ragazzi ci guardano in silenzio. Giovanni Impastato sorride. Tante le emozioni che portiamo in scena. Rabbia, dolore ma anche tanta gioia di vivere. Nino si toglie la maschera e inizia una danza collettiva sulle note di "Facciamo finta che".

Quando terminiamo, Faro di Maggio, uno dei compagni di Peppino, entra nel casolare, ci ringrazia per lo spettacolo e ci regala il suo racconto di quella terribile notte. La ferita è ancora aperta dopo tutti quegli anni. Ci tiene a ribadire che la forza di Peppino stava nel gruppo, che Peppino non sarebbe stato Peppino senza il collettivo dei compagni.

Alle cinque inizia il corteo. A Terrasini, sotto quella che un tempo era la sede di Radio Aut.

Soffianelvento3Subito si crea il "cerchio", i ragazzi sono sui trampoli e Giulio si esibisce in una performance di giocoleria che termina in uno sfottò contro le mafie.

Il corteo comincia a muoversi, i ragazzi suonano i tamburi e, di tanto in tanto io, Egizia e Paola con abiti in pieno stile hippy e megafono in mano regaliamo poesie di Peppino, Baudelaire, Pavese, Edgar Lee Masters, Montale, Alda Merini a gruppi di ragazzi, studenti, innamorati, operai, commessi. Solo tre anziani signori che osservano il corteo dal ciglio della strada con distacco non ne vogliono sapere di noi e di tutto ciò che sta succedendo intorno a loro.

Il corteo arriva in paese.

Poco prima dell'inizio del comizio dal balcone di Casa Memoria, i trampolieri, guidati da Giulio, danzano sui trampoli. Il pubblico è a bocca aperta. Ce l'hanno fatta.

Prima che il cerchio si "rompa", Nino fa in tempo a dire al pubblico che lo spettacolo è il frutto del lavoro che i ragazzi hanno realizzato in un bene confiscato a Reggio Calabria.

In un momento di pausa ci fermiamo a guardare le foto e i video realizzati dalla nostra Paola e da Giuseppe Zito dell'Associazione Nuova Carini. La bellezza delle immagini ci restituisce una parte delle sensazioni che abbiamo provato.

La sera, davanti alla pasta cucinata da Giulio e ai dolci della nostra amica Giusy, i ragazzi si mettono a leggere i bigliettini delle poesie che abbiamo regalato loro. Straordinario finale di un'esperienza di vita fortissima che ci ha dato la possibilità di fermarci, voltarci indietro a guardare quanta strada avevamo già fatto, per poi sistemare le tessere del mosaico immaginando nuovipercorsi culturali.

Ci addormentiamo sulle note di "blowing in the wind" perché noi di "Sguardi di strada"sappiamo che la risposta che cerchiamo soffia nel vento!

Tutto questo per noi è Funder 35". E' quanto si legge in una nota di Stefania Ziglio dell'Osservatorio sulla ndrangheta.