Sanità, Bevacqua: “Decreto riordino rete ospedaliera? Burocrazia regionale non può pensare di sostituirsi surrettiziamente alla politica”

"La vicenda relativa al ricorso avverso il decreto 30 del commissario Scura dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la gestione della sanità in Calabria non può proseguire oltre in questa maniera". E' quanto afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale Domenico Bevacqua "in merito al controricorso regionale - riporta una nota - contro quei Comuni che avevano impugnato davanti al Tar il decreto di riordino della rete ospedaliera e sul successivo intervento del presidente Oliverio che ha annunciato l'adesione formale e processuale a fianco dei Comuni ricorrenti". "Qui si è superato ogni limite di decenza - prosegue Bevacqua - e la burocrazia regionale non può pensare di sostituirsi surrettiziamente alla politica, agendo in maniera inconcepibilmente autonoma e contraria ai dettami provenienti dai decisori istituzionali. Attraverso i miei ripetuti interventi sulla stampa e in sede consiliare vado ripetendo da tempo la necessità di arrivare al più presto al superamento in Calabria dell'istituto del commissario, anche alla luce di scelte incondivisibili, quale il famigerato decreto 30, determinate in maniera autarchica e senza il coinvolgimento delle parti interessate, a partire, naturalmente, dai soggetti interessati e dalla Regione. Bene ha fatto il presidente Oliverio a disporre il deposito del ricorso a fianco dei Comuni e l'immediata rotazione dei dirigenti regionali all'interno del dipartimento Tutela della salute, nonché la sostituzione del coordinatore dell'Avvocatura regionale, ma credo che quanto accaduto imponga a coloro che supportano il presidente una seria riflessione su evidenti lacune e deficit di interlocuzione". "La questione, peraltro - sostiene ancora il consigliere regionale - va affrontata alla radice e l'unico modo per farlo è quella di riappropriarsi della funzione legislativa in capo al Consiglio regionale, il quale non può abdicare al suo ruolo e, di fronte a poteri straordinari sempre più debordanti, ha il diritto-dovere di esercitare quella funzione di programmazione che gli è propria, anche e soprattutto in materia sanitaria: volgere lo sguardo altrove, lasciando che siano altri consessi e altri interessi a porre mano al problema, rappresenterebbe una imperdonabile mancata assunzione di responsabilità ed il tradimento delle ragioni che ci hanno condotti a chiedere e raccogliere i consensi elettorali ottenuti".