Silvana Luppino, una donna a difesa del nostro patrimonio archeologico

luppinoricordodi Daniela Liconti - Ci sono persone il cui impegno politico, sociale, civile e professionale è inversamente proporzionale all'esposizione mediatica, e molte di queste sono donne. Con l'approssimarsi dell'8 marzo, l'Associazione Auser ha voluto ricordare Silvana Luppino, una di queste presenze silenziose, attive e competenti che ha dedicato la propria vita alla tutela del patrimonio archeologico della regione, credendoci più dei suoi stessi rappresentanti istituzionali.

Archeologa, allieva di Salvatore Settis e di P:Enrico Arias, grande studiosa e per oltre 30 anni direttrice del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide fino alla sua scomparsa lo scorso aprile, si è dedicata alla tutela e ad interventi di scavo, restauri, ricognizioni, prospezioni geo-archeologiche, allestimenti museali e mostre, da sola o in collaborazione con enti locali, università e istituti di ricerca italiani ed esteri.

Ieri, a museo chiuso, l'incontro in memoria ha visto Elena Lattanzi, già Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria, ripercorrere la sua storia di ragazza, donna, professionista e collega attraverso la sua esperienza personale e le testimonianze dei molti maestri e colleghi che hanno risposto all'appello offrendo un pensiero, un ricordo, un frammento di memoria legato a lei, alla sua instancabile attività, alla portata etica del suo impegno, al suo lavoro, di cui tutti dobbiamo esserle grati.
Studentessa alla Normale di Pisa, aveva sempre conservato l'idea di tornare nella sua Calabria "per restituire dignità alla nostra terra e al suo patrimonio dimostrando di essere figli generosi"; un patrimonio così ricco e così apertamente ignorato dalla classe dirigente. "Un ciclone – la definisce la Lattanzi – appassionata, determinata, ha fatto dell'esondazione del Crati la sua ultima battaglia, vivendone il dolore sulla propria pelle."

Alla presenza dei presidenti regionale e nazionale dell'Auser nonché della presidente della delegazione cittadina Margherita Plaia, si è ricordata una donna speciale e poco nota ai più, che ha saputo prendersi la responsabilità della sua missione e portare avanti fino in fondo le battaglie per la tutela del patrimonio storico-artistico che nessuno tranne e come lei ha mai combattuto. Scorrono le foto della dottoressa Luppino con i vari ministri della Repubblica in visita a scavi e musei regionali, con il presidente Pertini, con colleghi e collaboratori, con i fratelli Gabriella e Ferdinando, in un ricordo a più voci che ha delineato un ritratto inedito della persona e della professionista appassionata che coglieva a piene mani stima e fiducia per la sua competenza, autorevolezza, serietà e quella grazia che la caratterizzava.

Presente anche il sindaco Giuseppe Falcomatà, che ha patrocinato l'incontro per attestare la vicinanza istituzionale ai temi della cultura. Interessante l'intervento del presidente nazionale dell'Auser Enzo Costa, che ricorda l'Italia del dopoguerra che investe nella cultura per la riprese, credendoci come quel padre calabrese illuminato che parte da Reggio per accompagnare la figlia a Pisa negli anni '60, assecondando la sua tensione verso gli studi archeologici e la sua voglia di realizzarsi attraverso l'arte. "L'Italia possiede il 50% dei beni artistici del mondo che lascia quasi decadere, basta pensare a Pompei, ma anche al fatto che oggi, qui, il museo è chiuso. I musei dovrebbero essere sempre aperti: se l'arte è patrimonio dell'umanità, non ci sono ferie né chiusure: non si può negarne l'accesso. Credo che l'Italia, per rilanciarsi, debba fare tesoro della passione di persone come Silvana, caratterizzate da uno spirito che guarda più all'aspetto pedagogico e divulgativo che alle convenienze economiche. Possibile che non riusciamo a far diventare la ricchezza che ci ha lasciato chi ci ha preceduti una risorsa da cui ripartire per ripensare un'idea di società più aperta e disponibile, diversa da quella in cui ci stiamo ripiegando? Alla vigilia dell'8 marzo non voglio festeggiare la donna ma ribadirne il ruolo e la sua centralità nella società."

Silvana ha vissuto per l'arte, per valorizzare un bene comune che potesse essere fruibile dalla comunità, capito dalla comunità, qualcosa di cui riappropriarsi per poterlo consapevolmente, responsabilmente, amare, preservare e consegnare a chi verrà.